Il Dottor Filippo Barone ci parla degli screening gratuiti nella “Terra dei Fuochi”

…e fu così che la “Terra di Lavoro” si trasformò nella “Terra dei Fuochi”: quell’area conosciuta come Liburia e che si estendeva originariamente tra Capua e Napoli, quei campi tra i più fertili di tutta Europa, sono diventati, negli ultimi anni, protagonisti di una cronaca dolorosa, fatta di rifiuti tossici, di roghi, di inquinamento dell’aria, di tumori che stanno stroncando vite umane.

La situazione assume i connotati di un’emergenza: “ Specialmente nella zona dell’agro aversano, tra Napoli Nord e Caserta Sud, nella quale c’è una percentuale maggiore di tumori”, come dichiara il Dottor Filippo Barone MMG (Medico di Medicina Generale), nei comuni di Santa Maria Capua Vetere e San Prisco, entrambi in provincia di Caserta.

Il Dottor Filippo Barone

Nel tentativo di arginare l’aumento di neoplasie, le ASL della Regione Campania hanno coinvolto proprio i Medici di Medicina Generale, per offrire, gratuitamente,  l’effettuazione di screening a tappeto su fasce della popolazione potenzialmente a rischio. Di questa iniziativa, nata in sordina tre anni fa, ma che specie ora sta creando una nuova consapevolezza della sua importanza tra la popolazione, ne parliamo proprio con il Dottor Filippo Barone: “Le ASL, specie da quest’anno, hanno chiesto una maggiore collaborazione ai Medici di Medicina Generale, i quali  illustrano  ai propri pazienti la necessità di sottoporsi a screening che possono rilevare neoplasie nelle fasi iniziali e, quindi, con una maggiore possibilità di guarigione rispetto a fasi conclamate”.

Nella “Terra dei Fuochi”  le patologie tumorali (leucemie in primis seguite dai linfomi) sono le più diffuse tra i bambini tra i 6 e ai 14 anni,  mentre quelle  tiroidee si registrano soprattutto  in soggetti adulti tra i 15 e i 19 anni, ma è l’aumento di casi neoplasie riguardanti  la cervice uterina, la mammella, e il colon retto ad aver spinto le ASL campane a pianificare una serie di screening, come dichiara il Dottor Barone: “La neoplasia del colon retto ha registrato, negli ultimi anni, un notevole incremento , ad esempio,  se prima tra i miei pazienti si verificava uno, due casi  l’anno, ora se ne contano più di cinque. E’ per questo che si è reso necessario individuare un target di soggetti ai quali viene sottoposto un modulo in base al quale possono esprimere la propria adesione o il proprio dissenso”. 

Per quanto attiene la neoplasia della cervice uterina, il target di riferimento sono le donne  tra i 25 e i 64 anni, ai quali viene chiesto di sottoporsi al pap – test e visita ginecologica ogni 3 anni, per la neoplasia alla mammella lo screening mammografico va dai 50 ai 69 anni, stessa fascia d’età che riguarda anche quello per la prevenzione del K del colon retto che si effettua attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci; entrambi gli screening vengono effettuati ogni due anni.

I Medicina di Medicina Generale della Campania, come il Dottor Filippo Barone, sono diventati, dunque, paladini e tutori della salute di coloro che vivono nella Terra dei Fuochi: “La diagnosi precoce è essenziale, perché, come tutti ormai sanno, molte neoplasie sono asintomatiche e quando i primi sintomi insorgono, la malattia potrebbe essere già nella fase conclamata. Intercettare, dunque, un tumore nella sua fase iniziale significa avere un’altissima percentuale di sopravvivenza”.

Chiedo al Dottor Barone se vi sia, tra coloro i quali si ammalano di tumore, più volontà di reagire o più rabbia: “Inizialmente, quando la patologia viene diagnosticata, la volontà di reagire è tanta…ma la rabbia monta quando si perde la propria battaglia…si ha rabbia verso coloro i quali hanno trasformato la nostra terra nella Terra dei Fuochi”, conclude il Dottor Filippo Barone.

Alessandra Fiorilli

 

Litania…

Litania…

Foto per gentile concessione di Nicholas Massa

Noi non siamo noi stessi…
Una fusione malinconica di frammenti…
Come una banda che procede lenta,
lungo le strade di un paesino di campagna…
Tormentati dal nostro passato,
Assorbiti dai ricordi, fra note lente…
Note suonate dagli altri e mai ascoltate.

Nicholas Massa

Empatia, questa sconosciuta…

Foto di Lorenza Fiorilli

L’altra mattina ho visto un cagnolino abbandonato in un cortile di una palazzina.. Certo, potevo pensare che si fosse perso, ma quello che mi ha fatto capire che qualcuno lo avesse abbandonato, dimenticato, ignorato sono stati i suoi occhi tristi ed il suo atteggiamento: era lì, sotto la pioggia, al vento, a guardare fisso in un punto, fermo allo stesso luogo ad aspettare invano che quello che considerava il suo amico tornasse a prenderlo..

E allora ho pensato che se quella persona avesse avuto (oltre ad un cuore, un’anima e una coscienza) un po di empatia, quel cagnolino non stava soffrendo in quel modo..

Empatia, questa sconosciuta, mi verrebbe da dire.. Ma cos’è? E’ la capacità di mettersi nei panni degli altri, persone o animali che siano, di provare le loro stesse emozioni e sensazioni, di immedesimarsi nei loro stati d’animo, di gioire e di soffrire come gioirebbe e soffrirebbe l’altro.

Se ognuno di noi si sforzasse a provare un po di empatia, sono sicura che non ci sarebbero guerre, non ci sarebbero i bulli che umiliano i compagni di classe, non ci sarebbero animali abbandonati, non ci sarebbero i senza tetto che muoiono di freddo su un marciapiede.

Ci sono persone che riescono ad avere questa capacità, che la sentono innata; per loro è naturale immedesimarsi negli altri e nei loro sentimenti. Per altri è più difficile, per altri ancora, impossibile.

Ma da cosa dipende? Diverse ricerche hanno scoperto che nel cervello ci sono dei particolari neuroni che si attivano sia quando una persona compie una particolare azione, sia quando la  persona osserva quella stessa azione svolta da altri; per questo motivo, tali neuroni sono stati denominati neuroni specchio. Questo tipo di neuroni, svolgerebbero, quindi, una funzione importante nella percezione e nella comprensione del comportamento altrui.

L’empatia potrebbe anche essere “insegnata”; sarebbe necessario, fin da piccoli, attuare dei metodi, delle tecniche che facilitino e migliorino la comprensione dei sentimenti di chi ci sta vicino e che, quindi, porterebbero ognuno a mettersi nei panni dell’altro.

Ma al di là dei termini scientifici e delle ricerche di neuropsicologia, sarebbe così semplice, per vivere e far vivere meglio, attenersi ad un antico detto: Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Ebbene, nessun adolescente vorrebbe essere deriso dai propri compagni di classe, nessun uomo vorrebbe essere pestato a sangue perché dorme per strada, nessuna persona vorrebbe essere trattata con aggressività, nessun essere vivente vorrebbe essere abbandonato dalla persona che ama e dalla quale era sicuro essere amato a sua volta..

Ho dato una carezza a quel batuffolo di pelo, gli ho dato da mangiare, così come fa da diversi giorni una signora che abita in quella palazzina, e che ora l’ha preso con sé, ma lui vuole rimanere lì, ad aspettare e a sperare..

Ecco, se quella persona che lo aveva con sé avesse avuto un briciolo di empatia, ora quel cagnolino starebbe scodinzolando felice in quella che considerava la sua casa…

Lorenza Fiorilli

 

 

 

 

Lorenza Fiorilli: curatrice della rubrica di Psicologia per la rivista EmozionAmici

 

Questa sera vi presento un’altra collaboratrice del mio giornale EmozionAmici: la Psicologa Lorenza Fiorilli. Certo…il cognome svela una certa parentela con la sottoscritta…infatti è mia sorella.

Lorenza Fiorilli, Psicologa

Sulla rivista curerà una rubrica di psicologia dove si parlerà degli aspetti della vita di tutti i giorni e delle  interazioni che ciascuno di noi, quotidianamente, stabilisce con l’ambiente circostante.

“Già dall’età di sette anni avevo già chiari quali studi accademici avrei intrapreso: non ho mai avuto dubbi sul fatto di voler diventare Psicologa ed ho cominciato a divorare libri in materia ”, dichiara Lorenza che si laurea in Psicologia presso l’Università di Roma La Sapienza e supera l’Esame di Stato che le consente l’iscrizione all’Albo dell’Ordine Nazionale degli Psicologi.

Le altre passioni di Lorenza: gli animali e la fotografia: “Sono iscritta alla LAV e sin da piccola ho avuto uno spiccato senso di protezione per tutti gli essere viventi. Ovviamente sono vegetariana e sostengo  le campagne della Lega Antivivisezione”.

Con la sua reflex, invece, raccoglie scorci della nostra Italia: “Ma anche tramonti dal nostro terrazzo, come quella foto, da me scattata all’età di 17 anni  che è stata pubblicata sulla rivista “Cosmopolitan” dopo essere stata scelta dal famoso fotografo Angelo Tondini”.

Nel 2008 apre, insieme alla sottoscritta, il Centro di Tutoring Scolastico e Professionale “Atena”  e diventa Segretario dell’Associazione Culturale “Araba Fenice”, da me fondata. Ha preso parte a tutte le rassegne teatrali della suddetta associazione e ha curato  la prefazione di due mie raccolte di storie per bambini “I racconti di Mila  e Pila” e “Mila, Pila e le lettere dell’Alfabeto” di cui la sottoscritta è autrice. Il  ricavato delle vendite dei due libri è andato in beneficenza all’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma.

Ha curato una rubrica per il periodico “BCC Nettuno Informa” dal 2009 al 2017.

La passione per la fotografia si è altresì concretizzata in un reportage di scatti che hanno corredato il libro “Dalle vette innevate alle profondità marine: l’Arma dei Carabinieri nei quattro elementi naturali”da me scritto in collaborazione  con il Comando Generale dell’Arma.

Attualmente sta conseguendo un Master in Psicologia Scolastica  e da domani troverete la sua rubrica sul sito della rivista e sulla pagina Facebook  ad essa collegata.

Alessandra Fiorilli

Raviolo piramidale con caciocavallo di Agerola, noci di Giffoni e pomodorino corbarino

Cari lettori bentrovati. Mi scuso per l’assenza di questi giorni,  ma sono stato impegnato in una Rassegna Nazionale svoltasi a Pagani, centro in provincia di Salerno. Proprio per quest’occasione ho elaborato la ricetta che vi presento oggi e che mi ha richiesto molto impegno perché, nel corso di questa Rassegna, mi era stato richiesto  di esaltare 3 ingredienti tipici della zona: il pomodorino corbarino , il caciocavallo di Agerola e le noci di Giffoni, prodotti di ottima qualità,  ma, proprio per questo, difficili da abbinare insieme per il loro sapore forte.
Mi sono chiesto il modo su come riuscire a caratterizzare proprio le qualità di ciascun  prodotto attraverso metodi più  o meno innovativi.
Innanzitutto ho pensato ad un impasto tipo “pasta all’uovo”,  realizzato  con 3 tipi di farine diverse (di grano duro ,  di grano tenero e farina di nocciole fatta in casa che, essendo molto difficile da realizzare potete acquistarla oppure ometterla nella ricetta) e delle uova intere.

Il piatto presentato alla Rassegna Nazionale di Pagani

Creiamo la classica fontana sul bancone e mescoliamo le uova alle farine, ottenendo, così,   un impasto sodo e piacevolmente oleoso, grazie agli oli essenziali presenti nelle nocciole.
Come ripieno ho pensato ad una melanzana cotta al forno con mentuccia, uno spicchietto di aglio in camicia, tutto chiuso nella carta d’alluminio dove verrà  cotto per 50 minuti a 160°C. Il risultato ottenuto sarà piuttosto acquoso, per questo lo faremo asciugare dentro una padella abbastanza larga. Dopo aver ottenuto un composto ben fermo,  aggiungiamo il caciocavallo e delle mentuccia fresca.
Stendiamo la pasta all’uovo alle nocciole molto sottile , tagliamo dei quadrati e posizioniamo il ripieno al centro , colleghiamo tutti e quattro gli angoli in un unico punto per poi chiuderli: avremo cosi realizzato i nostri tortelli piramidali.
Nel frattempo prendiamo i pomodorini corbarini ma, dato che questo tipo è molto acido,   e ho preferito farlo “confit”…in breve,  si prendono i pomodorini , si tagliano a metà , si posizionano dentro una placca da forno  cospargendovi sopra  sale, zucchero a velo , aglio  e basilico. Si cuoce in forno a 100°C per un’ ora circa. Il risultato ottenuto consente di accentuare la sua dolcezza ed eliminare la parte acida in eccesso che si trova nell’acqua di vegetazione del pomodorino. Si frullano , si setacciano con un colino ottenendo una salsa liscia e cremosa.
Con le buccie delle melanzane facciamo dei dischi e li friggiamo.
Prepariamo un olio aromattizzato alle nocciole e mentuccia, mettendo il tutto  in un pentolino con  dell’olio e.v.o. Lasciamo infondere l’olio degli aromi per 30 minuti e impiattiamo.
Sono molto fiero della ricetta che vi ho presentato oggi, perché sono riuscito ad esaltare al meglio questi tre ingredienti senza l’aggiunta di spezie o materie prime particolarmente costose. E soprattutto, grazie a questa ricetta,  sono arrivato  secondo alla Rassegna Nazionale di cucina svoltasi a Pagani.
Non smettete mai di coltivare la vostra passione, che sia in questo ambito o in un altro: per quanto mi riguarda la cucina mi da’ l’opportunità di esprimere al meglio la mia creativita’ e la mia grande passione.

Mi raccomando: leggete la ricetta  e condividetela in tanti, così come avete fatto per le altre!

Vi ringrazio per l’attenzione che mi dedicate sempre….di seguito troverete   la ricetta di questo piatto…

Per la pasta alle nocciole
-farina di nocciole     120g
-farina di grano duro 80g
-farina 00                    300g
-5 uova intere

per il ripieno
-2 melanzane
-1 spicchio di aglio
-1 rametto di mentuccia
-sale pepe olio

per il pomodorino confi
-20 pomodorini corbarini
-zucchero a velo
-sale
-aglio
-basilico

per olio aromatizzato
-nocciole giffoni
-mentuccia
-olio evo

A PRESTO DAL VOSTRO ALESSANDRO VELLUCCI!

ADDIO…

Questa poesia è molto personale, narra l’influenza che una scelta riesce ad avere sulla vita. Un tocco, una modifica e la strada si evolve…
Questo mi fa riflettere.

Addio…

“Cambierò vita!”,
mi diceva guardandomi negli occhi,
nella frenesia di chi guarda avanti,
dimenticando le strade passate verso
nuove avventure.
Lui era fatto così,
e nell’impulso di quella scelta
non troppo ragionata, si rivedeva più adulto di prima.
Sorrideva e mi incitava a seguirlo:
“Accompagnami a fare le ultime commissioni!”
Erano i dettagli che disegnavano
un confine indefinito a superare una maturità
a molti sconosciuta.

Era pronto a tuffarsi nella vita,
nel lavoro e nelle responsabilità.
Ci prendemmo un caffè,
a me sembrò una sorta di addio cerimoniale.
Mi sorrise.
Ci abbracciammo.
Poi non fu più lo stesso.

Nicholas Massa

 

Calore umano…

Calore umano…

Indossavamo maschere
indossavamo maschere e ci guardavamo negli occhi;
in quegli istanti non sapevi chi avevi di fronte
anche perché quelle pupille scure non erano altro che messaggi chiari,
oceani inesplorati di paura e insicurezza;

Dalle labbra carnose si stagliavano parole;
quelle stesse parole che tutti sentono senza riuscire veramente ad ascoltarle, discorsi complessi
umani.
E mi accesi una sigaretta
era notte fonda
intorno il silenzio
Mi sentivo come a casa
un rifugio nel caos
senza pareri al di fuori della morale.

Sul divano volavano idee generate dalla  tranquillità di quegli istanti.
Sorridevo, mi sentivo in difficoltà
sento ancora oggi il calore umano.

Nicholas Massa

 

Annamaria Pecchia, protagonista di “Boss in Incognito” ci apre il suo grande cuore…

“Mi hanno detto che il programma da registrare si chiamava “Seconda Chance” …ho creduto che fosse proprio così perché, a dire la verità, dopo la morte di mia madre, di televisione in casa ne vediamo poca…preferiamo andare a letto presto… anche per spegnere quel silenzio assordante”. A parlare è Annamaria Pecchia, reduce dal successo del reality “Boss  in Incognito” che è stato mandato in onda dalla RAI qualche settimana fa e del quale Annamaria è stata l’unica donna protagonista.

 

Annamaria Pecchia (foto da Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

 

Di quest’esperienza televisiva Annamaria ricorderà: “Le persone fantastiche, professionali e, al tempo stesso, dolcissime.  Mi hanno messo subito a mio agio e mi è sembrato di vivere in una favola”.

Ma vediamo come è tutto iniziato: “Come ho già detto, sono stata contattata per questo reality  “Seconda Chance”, nel quale avrei dovuto insegnare i rudimenti del mio lavoro a Fulvio, (che in realtà era il boss della Tekneko in incognito,n.d.r.)  un disoccupato in cerca di una reinserimento nel mondo lavorativo: ero ben contenta di fare ciò perché sono buona e propensa ad aiutare il prossimo”. E Annamaria è proprio come si descrive lei: durante l’intervista ho piacevolmente constatato come la profondità e la bontà che esce dal suo profilo  Facebook sia  reale.

“Ho iniziato il mio lavoro di operatrice ecologica a 28 anni, dopo che avevo fatto un po’ di tutto. Quando mi hanno proposto  questo mestiere ho detto subito di sì, perché sono una temeraria e non mi intimoriva il fatto che mi sarei dovuta alzare prestissimo, specie i primi 14 anni, quando la sveglia suonava alle tre e mezza di mattina e svolgevo il lavoro a Pomezia”

Un lavoro che Annamaria fa con il sorriso sulle labbra, da trent’anni oramai.

Ma per lei è il cuore quello che conta, “I soldi non sono tutto… è quello che ho detto al boss della Tekneko, ditta per la quale lavoro, quando mi ha è stato consegnato l’assegno di 5000 euro. Certo, sono stata felice del gesto, ma riesco a vivere con poco…quello che veramente mi ha emozionato è stato l’abito da danzatrice del ventre che mi hanno consegnato in una scatola tutta infiocchettata”

Annamaria con indosso l’abito da danzatrice del ventre regalatole al termine della trasmissione “Boss in Incognito” (foto da Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

Annamaria Pecchia, infatti, da qualche anno, frequenta una scuola di danza” L’ho vista casualmente un giorno, passando lì davanti, dopo che ero uscita dal cimitero dove è sepolta mia madre…ho deciso di iscrivermi, anche perché sono stata sempre attratta dalle cose orientali”.

E parlando della mamma, i suoi occhi limpidi si riempiono di lacrime, ma poi riprende il suo racconto:

“E’ strano quello che è successo poco prima della scomparsa di mia madre: nonostante spesso si parli poco bene dei Social, mia sorella Alessandra ed io, proprio tramite Facebook, abbiamo incontrato molte persone che sono diventate amiche anche nella vita. E’ come se questa rete di affetti ci avesse preparato alla grande assenza, al tonfo al cuore che gli amici sono stati, poi,  capaci di attutire. Dopo la morte di mamma mia sorella  ed io, che prima conducevano vite separate, abbiamo trovato il modo per stare insieme e divertirci”.

Da sinistra, nella foto, Annamaria e la sorella Alessandra (foto Facebook per gentile concessione di Annamaria Pecchia)

E proprio il suo sorriso è quello che ha colpito anche il “Boss in Incognito”: “La cosa più emozionante è stata quando lui mi ha detto, consegnandomi l’abito, che è orgoglioso di avere un’operaia come me e che sono una principessa anche quando indosso gli abiti da lavoro”.

Annamaria si emoziona quando ricorda ciò, quando ricorda, durante la registrazione dell’incontro con il boss, quel cuore :”Che sembrava uscire dal vestito”, quel cuore che ha sofferto e che soffre ancora per la perdita di un pezzo importante: l’amata mamma, che da lassù sarà orgogliosa di lei, della sua bontà, del suo altruismo, del suo sorriso.

Alessandra Fiorilli

GRANDE CITTA’, PICCOLI PUNTINI

 

Un mattino convulso di città mi ha ispirato queste parole…parole che sono diventate poesia: GRANDE CITTA’, PICCOLI PUNTINI

…una foto scattata da Nicholas Massa in un mattino convulso di città…

 

GRANDE CITTA’  PICCOLI PUNTINI

Ammassati, spenti e dissolti nelle lamentele generate dall’alto, continuiamo a spingere nel sudore frustrato di una nuova giornata
sotto terra,
sotto l’occhio vigile di chi non guarda
ma annusa il denaro.
Abbiamo messo l’anima da parte insieme ai nostri risparmi,
barcamenandoci nei buchi stereotipati
dei portafogli,
alla ricerca di effimere consolazioni terrene,
continuiamo a sputare sulla vita altrui
senza sapere…

A che fermata scendi??

-Nicholas Massa

L’eleganza degli anni ’50 nel secolo scorso

 

Cari lettori benvenuti nella mia rubrica, attraverso la quale faremo un balzo all’indietro per conoscere, o ricordare, la moda italiana del secolo scorso.

Oggi cominciamo con gli anni ’50. La moda dell’epoca era fatta di lunghezze che superavano il ginocchio, di giacche strette in vita, talvolta messe in risalto da una cintura.

Molto in voga, oltre agli abiti, anche gli impeccabili tailleur, corredati da un elegante cappello,come vedete nel bozzetto disegnato da me.

 

L’abito marrone raffigurato è un due e pezzi, con giacca ampia e non modellata e un collo “all’americana”. I bordi della giacca e delle maniche sono di una tonalità più scura, per dare risalto al capo. La gonna è di linea “dritta”. Gli accessori immancabili sono proprio il cappello e la borsa “pochette” che dà un tocco in più all’eleganza già impeccabile di quei tempi.

I due bozzetti, disegnati da Giulia di Giacomantonio, che ritraggono i tailleur degli anni ’50

 

Il tailleur verde, invece, ha una linea più aderente e mette  in risalto il corpo della donna. La gonna arriva sotto il ginocchio e ha una linea a “tubino”. La parte superiore invece è una giacca modellata con un collo di linea “sciallato”.

La linea asciutta, e senza eccessivi fronzoli, la ritroviamo anche negli abiti da sposa negli anni ’50: quello nel disegno ha una linea aderente  e largo sul corpetto, mentre sul fondo è aggiunta una balza lunga fino alla caviglia. Lo scollo a “V” rimane trasparente, ma senza esagerare: il senso della morale e della pudicizia delle giovani spose era ancora un elemento imprescindibile in quegli anni. Gli accessori che completano il tutto sono gli immancabili guanti e la veletta.

L’abito da sposa anni ’50, nel bozzetto sempre disegnato da Giulia

 

Giulia Di Giacomantonio