Per secoli si sono addensate, attorno al delicato ambito della fertilità e del suo aspetto opposto, l’infertilità, credenze popolari, superstizioni e pregiudizi specie verso la donna, la quale: “Non era riuscita a dare un figlio al marito”.
Fortunatamente, i progressi della medicina hanno interessato anche questo delicatissimo ambito che è legato a doppio filo con quello psicologico: è ben noto quanto una diagnosi di infertilità possa essere pesante da accettare e da gestire all’interno della coppia.
Di infertilità ne parliamo con un’esperta del settore: la Dottoressa Francesca Sagnella, una laurea in Medicina e Chirurgia conseguita presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove si specializza in Ginecologia e Ostetricia con una tesi sperimentale sulla sindrome dell’ovaio policistico.
Dal 2009 al 2011 presta servizio, come Dirigente Medico di Primo Livello, presso l’Unità Operativa di Ginecologia Disfunzionale e presso la sala parto del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del policlinico Gemelli. In quegli anni coltiva il suo crescente interesse per la ricerca scientifica, conseguendo nel 2012 il titolo di “Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana” . Dal 2012 collabora con il Prof Claudio Manna, sia in ambito clinico che scientifico, presso il centro di riproduzione assisitita Biofertility e presso il centro studi Genesis in Roma.
Ha partecipato a numerosi corsi e congressi nazionali e internazionali, anche in qualità di docente e relatore, e alla stesura di alcuni capitoli di libri inerenti la diagnosi e la cura dell’infertilità.
“ L’infertilità è l’incapacità di concepire dopo un anno di rapporti sessuali liberi, ovvero senza nessun metodo contraccettivo. Trascorsi i 12 mesi, senza che abbia avuto inizio una gravidanza, si inizia una ricerca di coppia per scoprire le eventuali cause dell’infertilità”.
In un momento storico come l’attuale, dove la prima gravidanza si è spostata in avanti di molto, rispetto a quelle delle mamme di una volta, è necessario valutare anche l’età della donna perché potrebbe essere necessario ricorrere allo specialista anche prima che sia trascorso l’anno di rapporti liberi.
“In effetti, attualmente, l’età media della prima gravidanza si aggira intorno ai 31-32 anni, proprio quando comincia a calare il tasso di fertilità naturale. Una consistente percentuale di donne, tuttavia, per i motivi più disparati, comincia la ricerca della gravidanza intorno ai quaranta; in questi casi attendere un anno prima di intraprendere un percorso diagnostico potrebbe essere rischioso per un motivo molto semplice: la fisiologica e progressiva riduzione della riserva ovarica, ovvero dei follicoli contenenti gli ovociti. I follicoli si formano nell’embrione e non si rigenerano nel corso della vita femminile, a differenza dell’uomo, nel quale il ciclo di spermiogenesi, ovvero il rinnovo dello sperma, avviene ogni 72 giorni. E’ molto importante, quindi, sottoporsi ad una visita accurata senza perdere tempo prezioso” dichiara la Dottoressa Sagnella.
Cosa fare, dunque, se la tanto desiderata gravidanza non arriva? “Si parte con gli accertamenti medici, se per il maschio è lo spermiogramma , che consiste nella consegna di un campione del proprio sperma ad un laboratorio competente , per la donna gli esami fondamentali cui deve sottoporsi sono: l’ecografia transvaginale con la conta dei follicoli antrali, gli esami ormonali, l’esame delle tube” . La percentuale dell’infertilità di coppia è aumentato negli ultimi anni, come conferma la Dottoressa Sagnella : “L’incremento di questa problematica sembra fortemente correlato all’aumento dell’età media della prima gravidanza e agli inquinanti ambientali che in medicina chiamiamo interferenti endocrini perché, appunto, causano effetti sul sistema ormonale. Siamo purtroppo circondati da pseudo-ormoni, quali il bisfenolo A (presente in molte plastiche) che sembra essere una delle possibili cause di insorgenza dell’ endometriosi , una patologia invalidante che costringe a letto, durante il ciclo, le donne che ne sono affette e che rappresenta una vera minaccia per la fertilità”.
Interferenze ormonali sono provocate , oltre che dagli inquinanti ambientali, anche da un altro fattore sconosciuto nel secolo scorso, quale l’obesità : “Che ha un forte impatto sia sulla donna che sull’uomo, perché l’adipe produce ormoni”.
Avviati, dunque, gli esami pertinenti e giunta la diagnosi di infertilità, la coppia è destabilizzata sotto il profilo psicologico, tanto che: “ L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ha classificata come malattia . Un figlio è importante per entrambi, ma nella donna il desiderio di maternità è un qualcosa di istintivo. Spesso nella donna infertile può scatenarsi anche un vero e proprio senso di rabbia” – dichiara la Dottoressa Sagnella, la quale continua- “ La diagnosi di infertilità va ad interferire con il benessere psico-fisico e, proprio per superare questo impatto, la coppia deve essere quanto mai unita. Coppia che spesso cambia le proprie abitudini, si isola, ad esempio scegliendo di non frequentare più gli amici che hanno figli”.
Cambia la visuale attraverso la quale si guarda il mondo perché quel ventre ancora vuoto fa male:
“Le donne notano i pancioni delle altre e nei supermercati evitano di passare per i corridoi con pannolini, pappine. Si apre una ferita profonda nell’animo”, conclude la Dottoressa Sagnella, la quale, ci parlerà, nei prossimi giorni, di cosa possa fare la medicina nel campo dell’infertilità.
Alessandra Fiorilli