Se mi chiedete quale è stata una delle costanti nella mia vita, vi rispondo: il mio smisurato, immenso e a volte “folle” amore per gli animali..
Sono cambiate le amicizie, sono finiti gli amori, sono variati i progetti di vita, sono mutate le mie certezze su alcune persone che hanno tradito la mia fiducia, ma loro, gli animali, sono stati sempre lì, a tendermi una zampa, a farmi le fusa, a regalarmi un momento di gioco e di svago quando più ne avevo bisogno, a farmi capire che io dovevo esserci per loro, che non dovevo lasciarmi abbattere da un momento di sconforto, di delusione o di difficoltà, perché loro avevano bisogno di me. Sono stati, e sono tuttora, una parte importantissima della mia vita. Alcuni si sono rivelati, per me (in particolar modo i gatti!) un “dono divino”; sono arrivati, quasi fossero caduti dal cielo, da un giorno all’altro, in dei periodi di transizione, in particolari momenti , quasi a volermi dire: “Noi siamo qui per te..”
Ebbene, oggi voglio parlarvi proprio dell’importanza di avere a fianco un animale, che esso sia un cane, un gatto, un criceto, o una tartaruga.
Ormai si parla spesso di come faccia bene la vicinanza con un “amico peloso”: svariate ricerche hanno dimostrato come prendersi cura di un animale abbassi lo stress, migliori l’umore, alzi le difese immunitarie e diminuisca il rischio di soffrire di disturbi cardiocircolatori.
Oltre ad apportare benefici sul piano fisico, amare ed accudire un animale, porta miglioramenti soprattutto sul piano psicologico, emotivo e comportamentale. Il primo a capire l’importanza di ciò fu Boris Levinson, psicologo infantile di origini statunitensi, quando, nel 1953, durante una seduta con un bambino affetto da autismo notò che il suo piccolo paziente si diresse verso il cane di Levinson, per caso presente nello studio, dimostrandosi più propenso all’interazione sociale.
Da ciò, egli dedusse che gli animali fossero dei mediatori utili a ristabilire i contatti sociali, e nel 1961 fu lo stesso psicologo a coniare il termine pet therapy, letteralmente “terapia con gli animali domestici”, che ancora oggi viene usata come tecnica di intervento terapeutico. Gli animali ai quali si ricorre maggiormente sono cani, gatti, cavalli e anche delfini; ognuno di loro è indicato per un disturbo in particolare: il cane contribuisce a migliorare lo stato di salute in generale, il gatto aiuta a diminuire lo stress, i cavalli sono consigliati soprattutto per bambini affetti da autismo o sindrome di Down, i delfini per persone affette da depressione.
Affinché, però, un essere umano riesca a godere degli effetti benefici di un animale, si deve creare quella speciale relazione, quel particolare feeling, quel rapporto di amore, di fiducia e di rispetto.
Tornando a me, l’ultima creatura con la quale ho incrociato casualmente lo sguardo, è stato quel cagnolino di cui ho parlato nel mio articolo sull’empatia, sempre su questa rubrica; alcune persone mi hanno chiesto che fine abbia fatto: ebbene, ora ha trovato una nuova padrona, anzi no, non mi piace definire così chi si prende cura di un animale perché il termine “padrona” o “padrone” implica un rapporto di subordinazione; ha trovato una nuova amica: la signora del palazzo che ho menzionato sempre nel mio precedente articolo.
Ora è felice: scodinzola di nuovo, corre, va a passeggio e rincorre la pallina; lo vado a trovare spesso e quando mi vede mi riconosce e mi si avvicina. Non potete capire la gioia che provo quando lo vedo scodinzolare felice con la sua buffa codina, quando gioca con la sua nuova amica, quando si lecca i baffi dopo aver mangiato una cibo di suo particolare gradimento..
Ecco, alcune persone possono ferirmi, delle situazioni possono deludermi ma la cosa che niente e nessuno potrà mai togliermi è il mio smisurato, immenso, e a volte “folle” amore per gli animali…
Dottoressa Lorenza Fiorilli, Psicologa