Uno di quegli incontri casuali in una splendida giornata autunnale dal sapore estivo…e mentre mi sto incamminando verso i vicoli del delizioso borgo, una musica mi rapisce e mi spinge sin nella piazza dove è allestito un piccolo palco. E su questo palco, una figura al tempo stessa eterea ma forte, sta facendo la sua performance. Lui è energia pura, passione per la danza, lui ti coinvolge, ti rapisce, ti ipnotizza. Indossa una baschetto bianco alla francese, che, come svelerà lo stesso Maestro nel corso dell’intervista:” Ho riconosciuto, un giorno, come una parte di me, qualcosa che mi apparteneva da sempre”.
Lui è il Maestro Giorgio Rivari, al quale, terminata la performance dimostrativa, mi sono avvicinata per conoscerlo, perché il mio fiuto da giornalista mi suggeriva che lui aveva qualcosa di bello da raccontare.
E di ciò ho avuto conferma durante l’intervista che gentilmente mi ha concesso.
Muggia, un piccolo centro a 12 chilometri da Trieste: è qui che nasce Giorgio Rivari nel 1960.
“All’età di 6-7 anni, papà mi iscrive ad una squadra di calcio, ma io ero gracile: la parola “malaticcio” rende bene l’idea. I medici parlavano di una TBC ossea…avevo spesso le gambe ingessate, entravo ed uscivo dagli ospedali, dove non mi opponevo mai alle cure dolorose che mi attendevano perché più forte di tutte era la speranza, o meglio la certezza, che un giorno sarei riuscito a vincere io la battaglia contro questa patologia che avrebbe compromesso una crescita normale”.
Nel frattempo il piccolo Giorgio si avvicina alla danza, all’insaputa del padre che scoprì questa sua passione il giorno in cui lo seguì e lo vide entrare in una Scuola di Muggia. Dopo un primo tentennamento, i genitori lasciano Giorgio libero di scegliere e lui sceglie la danza, uno, due, mille volte. “Ho frequentato tutti i corsi possibili e facevo molti spettacoli nella mia zona e in quelle limitrofe. Nel frattempo, mi avvicino anche alla Kick Boxing disciplina della quale sono sesto dan e alle Arti Marziali, delle quali sono terzo dan”.
L’agonismo in queste due discipline gli permette l’incontro che gli aprirà scenari nuovi e inaspettati: “Ho l’opportunità di volare a Portland, nell’Oregon, dove faccio la conoscenza con il Nia, Azione Integrativa Neuromuscolare, ovvero una danza che combina il movimento del corpo, basandosi su 52 movimenti principali e che ha, come fine, quello del piacere di muovere il corpo”.
Dopo il ritorno in Italia: “Dove ho portato questa disciplina in molti Centri insegnandola, oltre alla danza contemporanea, in Scuole di Trieste , Gorizia, Udine e Slovenia, sento un giorno di poter e di voler dare qualcosa di più, di essere pronto a creare un metodo tutto mio per trasmettere qualcosa di più intimo: ed è , così, nata l’HDT, la Human Dance Technique, una danza di sviluppo personale e di tecniche corporee che vede ogni parte del corpo dotata di una propria coscienza ed anima. Se ci pensiamo bene, il nostro corpo è abituato a sentire musica, sin dal battito cardiaco, e a muoversi sin da quando siamo nell’utero materno, quindi la danza non è una condizione, quanto piuttosto proprio una necessità umana”.
Gli chiedo di descrivere come è articolata una sua lezione di HDT: “La mia masterclass dura un’ora e mezza, un po’ di più della classiche lezioni, perché durante i primi trenta minuti ci concentriamo in silenzio sul prendere contatto con il corpo. Iniziamo dalle estremità e cominciamo con dei movimenti che poi, naturalmente, diventano sempre più ampi. La parte centrale della lezione, quindi, è un insieme di movimenti coreografici attraverso i quali il corpo riesce a star bene con se stesso. E questo è il fine della HDT: ci muoviamo per stare bene, per sciogliere le tensioni, per diminuire lo stress che talvolta ci paralizza, ma non siamo competitivi tra noi quando siamo a lezione. La danza diventa un supporto psicologico attraverso gli sblocchi emotivi Ciascuno dà tutto sé stesso, ma senza fare paragoni con gli altri”.
Il Maestro Rivari è molto di più di ciò che racconta, tant’è che le parole non sono sufficienti o in grado di esprimere pienamente davvero la grande carica umana e professionale di Giorgio che incanta, sempre. “Ho gioia nel muovermi, sì…e credo fermamente in quello che disse un giorno il grande ballerino russo Nurejev: balla con me cinque minuti e ti racconterò la tua vita. E davvero noi siamo il nostro corpo strettamente legato al cuore, all’anima. E la HDT riesce a coinvolgere corpo, mente, spirito”.
Il Maestro Rivari da otto anni svolge anche la propria attività all’interno del progetto promosso dall’azienda sanitaria HPH per prevenire il burn out e che, successivamente, è stato aperto anche al pubblico. Nell’ambito di questo progetto Giorgio è coadiuvato anche da psicologi, insegnanti di educazione fisica e artisti.
Spinto sempre dal grande desiderio di conoscere e di perfezionarsi nel suo campo, è partito alla volta della Spagna, dove ha imparato il Ballet Fit, un nuovo metodo di ballo legato alla danza classica e, proprio di questa disciplina, è certificatore unico in Italia.
Quindi Giorgio Rivari, ce l’ha fatta: “Quando da bambino entravo e uscivo negli ospedali, non ho mia avuto esitazioni. I miei genitori erano preoccupati ma io sapevo che ce l’avrei fatta grazie alla danza, della quale io mi percepisco come un veicolo e quando sono a lezione mi dico che meno ci sono io più c’è lei”.
Ma è impossibile non accorgersi del Maestro Rivari quando insegna, quando si muove, fluido e flessibile, coinvolgente e appassionato, con il suo inseparabile baschetto alla francese.
Alessandra Fiorilli