Non so quanti di voi ricordano la raccolta di figurine “Love is…” (che rientrano tra quelle che compravo da bambina ma di cui non finivo mai la collezione completa!): c’erano due personaggi, uno maschile e uno femminile, ritratti tipo fumetto, che in ogni figurina rappresentavano delle situazioni tipiche di una coppia innamorata; sulla parte alta c’era scritto, appunto, love is…, e in basso la dicitura raffigurante la situazione stessa.
Tra le tante didascalie c’erano: “avere quel pizzico di cavalleria”; “non mostrare mai impazienza”; “un tenero abbraccio sulla porta di casa”; “essere rannicchiati vicini vicini sul divano”; “portarla ad un concerto all’aperto”. Questi sono solo alcuni dei modi in cui, secondo i creatori delle figurine, è possibile mostrare amore nei confronti di un’altra persona.
Ma cos’è veramente l’amore? E non solo inteso quello verso un altro essere vivente ma anche quello per il proprio lavoro, per la propria casa, per la natura; prima di dare qualche definizione più “scientifica” e razionale, vi dico cosa è per me l’amore:
è amore quando, nonostante abbia quasi quarant’anni, non riesco ad andare a dormire se non do la buonanotte a mia madre, personalmente, o telefonicamente se non ci troviamo nello stesso luogo; è amore quando ho aspettato anni, dopo la morte di mio padre, prima di mangiare di nuovo le pannocchie lesse, che avevamo l’abitudine di mangiare insieme il pomeriggio di Ferragosto, e anche se sono riuscita ad assaggiarle di nuovo, senza di lui non hanno più lo stesso sapore; è amore, quando nonostante siano passati più di venti anni dalla perdita di alcuni miei gatti, alcune notti sogno ancora che sono vivi e che stanno giocando in giardino, allora scendo di corsa le scale per andare da loro, ma mi sveglio con le guance bagnate di lacrime; è amore quando, nonostante è dalla nascita che abito sempre nella stessa casa, ancora mi emoziono a vedere il sole che filtra dalle finestre…
Dal punto di vista anatomico e biologico, ogni area del nostro cervello è deputata al riconoscimento e alla gestione di particolari capacità; l’area coinvolta nell’amore, e quindi nelle emozioni e nei sentimenti è il sistema limbico, in particolare una ghiandola, a forma di mandorla, detta amigdala, e che si trova all’incirca in corrispondenza della tempia.
Ovviamente, come ogni essere vivente è unico, così sarà unico anche il suo cervello, e quindi unica la sua capacità e l’intensità ad amare. In particolare, il cervello femminile e quello maschile sono diversi dal punto di vista anatomico, come dimostrano studi scientifici, e quindi diverso è il modo in cui riconoscono ed elaborano le emozioni.
Tornando alle nostre figurine, e cioè all’amore tra due partner, alcuni studi nel campo della scienza delle relazioni hanno evidenziato che alcune caratteristiche comportamentali e alcune situazioni possono contribuire alla nascita e al mantenimento di una relazione amorosa. Tra queste: saper ridere insieme; somigliarsi dal punto di vista intellettivo e formativo; essere gentili; avere un atteggiamento accomodante; avere buone capacità di dialogo.
Ognuno di noi pensa di sapere cosa sia l’amore, di conoscerlo, di provarlo, di dimostrarlo, ma credo che al di là delle ricerche in campo scientifico e psicologico e al di là dei consigli degli esperti, il modo più semplice di sapere se si stia amando nel modo “giusto” un’altra persona, sia guardarla negli occhi e vedere se riusciamo a donargli serenità e gioia, e se, in altre situazioni che non riguardano il nostro partner, riusciamo ad emozionarci e a provare entusiasmo, anche per cose che possono sembrare banali…
Dottoressa Lorenza Fiorilli, Psicologa