Con la gioia di una bambina, i pantaloni sporchi di terra bagnata e gli stivali di gomma, corsi verso quel banco, dove per decenni ti eri servito, e chiesi delle piantine di melanzane, di zucchine e di peperoni.
Non so come fece a capirlo, ma quella signora mi chiese se ero tua nipote, la nipote del Cavaliere che tutte le mattine, prima di andare al lavoro, per decenni, era passato con la sua fedele bicicletta, con la sua cartella di pelle nera, a salutarli, cortese come sempre. Mi disse che da Natale non ti eri fatto più vedere, erano preoccupati per te, chiesero se stavi bene in salute.
Io rimasi ferma, davanti alla bancarella trasbordante di piantine verdi, avevo i soldi in una mano e con l’altra mi stavo aggiustando la visiera del berretto bianco. Non seppi cosa rispondere e così mi limitai a dire che andavo di fretta perché mi stavi aspettando in giardino per piantare zucchine, melanzane e peperoni, e che sarebbe stato necessario tornare subito a casa, da te, da te seduto sulla panchina, con le mani unite e gli occhi rivolti verso il basso. Compresi subito come quell’anziana coppia di coniugi aveva capito che non stavi bene, allora mi congedai da loro ma, prima di mandarmi via, mi pregarono di salutarti con tutto l’affetto possibile, mi dissero che somigliavo molto a te, in questo mio essere allegra e solare, forte e tenace, nel sapere usare la penna e la vanga, come si diceva di te.
Sì, sarei stata fiera per la vita di essere stata tua nipote, così come sarò riconoscente per sempre a Dio per avermi messo accanto un uomo come te, nonno. Impressa a fuoco nell’anima, la mia felicità quando discutevamo di Giulio Cesare o di Napoleone, o ripetevamo assieme le poesie di Manzoni, di Foscolo, di Carducci. Vestivi sempre elegantemente, anche quando non era un giorno di festa, il completo di pura lana vergine d’inverno, di fresco lana in primavera, di lino puro in estate, indossavi sempre la giacca e portavi sempre il cappello. Odoravi di pulito, di sapone di Marsiglia e di dentifricio alla menta, non guidavi l’auto se non per necessità, perché ti piaceva troppo assaporare ogni angolo della città, adoravi misurare una piazza o il lungomare con i tuoi passi, non alzavi mai la voce, eri profondamente rispettoso di tutto e di tutti. Non accendevi mai la televisione, se non per ascoltare il telegiornale o alla sera per guardare un film interessante…eri così, nonno…