Pasqua ci stava già attendendo, quando ti dissi che avremmo potuto risparmiare alla nonna tutta la fatica che la preparazione del tradizionale pranzo richiedeva, esonerandola, così, dalla lasagna con la mozzarella e le polpettine fritte, dalla pastiera di grano preparata ancora secondo l’antica ricetta della bisnonna, dal tradizionale casatiello ma tu fosti irremovibile: quella Pasqua, la tua ultima Pasqua, si sarebbe dovuta celebrare ugualmente secondo gli antichi rituali, secondo la tradizione della nostra famiglia.
Mentre stavamo scrivendo su un foglio tutti gli ingredienti da comprare per la preparazione del ricco pranzo di Pasqua, tu mi raccontasti delle prime festività trascorse nella nuova casa, quando eravate solo tu, la nonna e la mamma a sedere attorno ad un tavolo imbandito.
Le vostre famiglie erano lontane e tu avevi il tuo lavoro, un lavoro che onoravi e rispettavi così tanto da meritarti il titolo di Cavaliere, quello al quale eri più legato e che ti rendeva pieno d’orgoglio.
I primi anni trascorsi nel tuo paese d’adozione, nella casa che avevi costruito mattone su mattone, eravate in tre a festeggiare Pasqua e Natale, solo in tre, tanto che la nonna, delle volte, si lasciava prendere dallo sconforto perché sentiva il peso della solitudine e la lontananza dai propri genitori ma tu riuscivi sempre a tranquillizzarla, prospettandole un futuro nuovo, ricco d’affetti e di persone che si sarebbero sedute, assieme a voi, attorno al tavolo della cucina.
È quello che sarebbe avvenuto non molti anni dopo, quando la tua famiglia s’allargò ma soprattutto quando la mamma, appena ventenne, decise di sposarsi e di mettere al mondo subito un figlio.
Nacqui io e tutta la solitudine di quegli anni, quando il giorno di Natale e di Pasqua eravate solo in tre, passò subito, perché c’era una neonata con voi, e non ti stancavi mai di dirmi di come fosse stato facile, per te e per la nonna, amarmi. Ero la luce delle vostre giornate, il sole nel grigiore invernale, la risata nei momenti tristi, la festa nei giorni mesti. Non eravate più soli, e la tavola cominciò ad arricchirsi di più piatti, di più bicchieri, di più posate: la famiglia, era finalmente cresciuta e nei giorni di festa saremmo stati in tanti. La tua determinazione ha reso possibile molte cose, il tuo coraggio lo hai dato un po’ a tutti, e ciascuno oggi, porta con sé una parte di te, nonno.