Ti eri subito innamorato di questa terra, nonostante fosse brulla e spoglia, eppure pensasti che sotto le tua mani avrebbe ripreso a vivere, a dare i suoi frutti. Così avvenne. La tua determinazione vinse anche quella volta, cominciasti a prenderti cura di tutti quegli alberi e in breve tempo il pero, il melo, il nespolo, il fico, il pesco, il susino, il ciliegio ma anche la vite e le piantine, che di volta in volta mettevi a dimora a seconda della stagione, sbocciarono come per miracolo, divenendo forti e portando sempre grandi quantità di frutta. Eri riuscito a diventare un loro amico, si erano subito affezionate alle tua mani, alla tua presenza, al tuo modo di raccogliere dai loro rami i frutti. L’amore profuso verso quegli alberi e quelle piante era contenuto negli ortaggi e nei frutti che orgogliosamente portavi a casa ogni giorno.
D’estate andavi via anche alle cinque e mezza del mattino e tornavi intorno alle dieci. Poi tu arrivavi con la tua macchina, acquistata qualche mese prima della mia nascita. Sbucavi dalla stradina a sinistra e ti fermavi sotto casa. Scendevi rosso in viso, con gli stivali di gomma sporchi di terra e la maniche arrotolate della camicia, il cappello di paglia in testa, aprivi il cancello del garage e vi posizionavi sotto dei fermi in legno. Salivi nuovamente nell’auto, inserivi la marcia indietro e sterzando tutto verso sinistra ti inabissavi nel garage. Ogni giorno era una sorpresa: già, perché nel portabagagli c’era sempre qualcosa di nuovo, specie d’estate. La nonna ti veniva a dare una mano nel portare sopra casa le cassette di legno, nelle quali sistemavi i frutti mentre io mi limitavo a sbirciare cosa ci fosse dentro. Sistemati gli attrezzi da lavoro in cantina, salivi anche tu con la nonna in casa e cercavi di mettere quei preziosi doni della campagna nelle fruttiere di vetro. Qualcosa però finiva nel frigorifero, perché sarebbe stato impossibile, per noi, riuscire a mangiare tutta quella frutta. La nonna spesso si lamentava per quella pacifica invasione di pesche e susine, prugne ed albicocche, uva e fichi ma la terra stava dando i suoi frutti e noi certo non potevano lasciarli indietro. Era necessario celebrarla tutta quella ricchezza ed era proprio la nonna la più golosa di quella frutta colorata e saporita. Tu e la campagna: un binomio vincente ma mai scontato, un rapporto vero, forte, tenace, sanguigno: tu, padrone e amico di quegli alberi che non tardavano mai a regalarti, quasi in segno di ringraziamento, quei frutti così saporiti.