Nella fretta di correre da te, nonno, inciampai nel lembo del tappeto, sbattendo violentemente le ginocchia a terra e tu, sempre con infinito amore, mi chiedesti se mi fossi fatta male ed io, con le ginocchia rosse, minimizzai l’accaduto. Fu allora che, dopo esserti messo seduto sul bordo del letto e aver sorseggiato la tua acqua minerale, cominciasti a ricordare, a voce alta, quel mio piccolo indicente con la bicicletta di tanti e tanti anni prima.
Ebbi modi di constatare quanto fosse ancora viva la tua memoria e quanto fosse per te importante ricordare perché la memoria, amavi dire spesso, ci permette di riconoscere un pericolo e di schivarlo: essa non è solo la custode del nostro passato ma anche la sentinella del nostro futuro, la memoria può farci ricordare con la stessa intensità momenti spiacevoli ed altri bellissimi, ma poi sono sempre questi ultimi a darci la forza per non farci trascinare via dalla disperazione. Dunque, tu cominciasti a raccontare di quel piccolo incidente e della mia prima bicicletta che avevo ricevuto senza dover faticare molto, perché, nella nostra famiglia, da sempre, tutti ne avevano avuta una e ciascuno l’aveva amata come fosse stata un’amica, una fedele compagna.
Non poteva essere altrimenti, visto che eri stato proprio tu, nonno, ad infonderci la passione per le due ruote, le stesse che ti avevano condotto al lavoro per 40 anni. La bicicletta era un’altra cosa, solevi dirci con gli occhi sognanti… la bicicletta non è solo un mezzo di locomozione, è libertà, è assaporare la fatica di una salita ed il gusto di una discesa, è il vento nei capelli, è la camicia che si riempie d’aria, è il foulard che svolazza, è come dovrebbe essere la vita: semplice e lieve.
Poi ecco il ricordo che serbavi ancora nella mente: l’immagine di me, piangente a terra, con il ginocchio sanguinante a causa della caduta su dei sampietrini appuntiti che stavano sistemando lungo la strada. Tutto si risolse con un mio fragoroso pianto ma per fortuna non ci fu bisogno neanche dei punti.
Nell’istante stesso in cui stavi ricordando l’accaduto di tanti anni fa, nonno, sembrava non esistesse più nulla: la tua malattia, le mie lacrime notturne, le incognite del futuro e io ero di nuovo bambina, e tu il mio nonno forte, l’uomo che infondeva coraggio e fiducia, l’instancabile Cavaliere che non conosceva sosta…allora pensai che eri ancora tu e sempre tu, nonostante il vigore fisico non sarebbe stato più fedele compagno dei tuoi giorni. Ma eri ancora tu, sì, tu con il tuo amore, con il tuo modo di parlare e di farci vedere sempre il meglio delle cose.