“Certo che oggi fa proprio freddo!” penso, mentre cerco di tirarmi il più possibile il piumone vicino al viso.
Poi accendo la luce sul comodino e, con mia grande sorpresa, vedo che sul soffitto non ci sono quelle stelle blu che i miei genitori hanno voluto, a tutti i costi, dipingere con lo stencil.
No, nessuna Stella Polare, nessun Grande Carro, il soffitto, che sto fissando in questa mattina così fredda, è quello della camera che la nonna ha lasciato intatta per me nel suo casolare di collina.
“Sono da nonna Angela, sono da lei!” grido queste parole mentre scosto il piumone dal mio corpo e m’infilo le ciabatte.
Corro nella stanza della nonna ma il suo letto è già sistemato, guardo l’orologio: sono le nove e mezzo, sarà di sicuro già in cucina.
Mi precipito per le scale, sono fortunata, le ciabatte da camera non fanno rumore e così posso sorprenderla alle spalle, abbracciandola forte forte.
“Ecco la mia Ludovica!” esclama queste parole mentre anche lei mi abbraccia.
“Nonna, sai cosa mi è successo? Quando mi sono svegliata non ci stavo pensando più che ero qui da te, e quindi la gioia che ho provato ieri l’ho provata nuovamente stamattina, quando fissando il soffitto, mi sono accorta che non ero a Chicago”.
“Chicago…Chicago…non mi hai mai scritto niente su questa città, non dirmi che non ti piace?”, mi chiede la nonna mentre sta aprendo un uovo nella tazza per prepararmi l’immancabile zabaione.
“Sarebbe bella solo se ci fossi tu, nonna”.
“Non ci credo che non hai fatto amicizia con nessuno lì!”
“Amicizia…l’amicizia è una cosa importante, diciamo che ho stretto delle conoscenze…” rispondo mentre con impazienza aspetto lo zabaione.
“Parlami della tua nuova città” proprio mentre pronuncia queste parole la fiamma nel camino in pietra, s’inarca perché il vento, oggi, soffia proprio forte.