“Che strano, nonna, pensa che Chicago la chiamano “Windy city”, la città del vento, perché lì il vento accompagna ogni momento della giornata e ogni stagione dell’anno”, le dico ciò tra una cucchiaiata e l’altra dell’ottimo zabaione che solo la nonna sa preparare con così tanta maestria.
“La città del vento eh…?” e mentre la nonna si allunga sulla sedia a dondolo davanti al camino, capisco che è arrivato il momento di trasformarci in Mila e Pila.
“Sa signora Mila- dico mentre mi asciugo gli angoli della bocca- mi è accaduto un fatto molto strano nella nuova città, dove adesso risiedo. Vuole che glielo racconti?”
“Certamente, signora Pila, sono tutta orecchie”, risponde la nonna.
Inizio con la mia storia fantastica.
Mentre stavo tornado a casa da scuola, una sferzata di vento freddo mi si mise davanti e cominciò a parlarmi.
“Ma le pare che non ho un attimo di tempo per me, eh? Sempre a soffiare, mattina, pomeriggio, sera, notte, inverno, primavera, estate, autunno. Guardi, guardi se uno può andare in giro così, con i capelli lunghi e incolti e con le scarpe da risuolare! E poi dopo tanto lavoro, la gente non fa altro che lamentarsi di me!!!”.
“Hanno ragione gli abitanti di Chicago, caro il mio vento, sei proprio fastidioso, non ci lasci un attimo in pace!” gli risposi mentre mi stavo mettendo seduta su una panchina.
La folata fredda si accomodò vicino a me e mentre stava sbirciando i miei libri, tenuti insieme da un elastico doppio e coloratissimo, mi disse:
“Sarei voluto tanto andare a scuola e imparare cose nuove ma da lassù mi hanno detto che avrei dovuto solo soffiare e soffiare perché ero staro assegnato a Chicago, la “Windy City”, la città del vento. Io ho cercato di protestare ma non c’è stato nulla da fare, la decisione era stata ormai presa!”.
“Ma non ti piace il tuo lavoro?” gli chiesi mentre si stava sistemando la chioma scompigliata.
“Mi piace quando in autunno, con le mie folate, le foglie secche e rosse degli alberi sembrano rincorrersi per le strade, mi piace in estate, quando la gente, in riva al lago Michigan, si stende sulla sabbia e si gode la mia brezza, ma mi dispiace dare tanto fastidio l’inverno, quando le persone devono uscire da casa tutte imbacuccate e quando con le mie sferzate di aria gelida, faccio arrossire i loro volti. Io volevo anche dare le dimissioni, ma non le hanno accettate. Sarei tanto voluto andare in Italia, una nazione meravigliosa, come dicono molti che l’hanno visitata”.
“Io vengo proprio da lì..” gli risposi mentre il vento si stava agitando contento davanti a me.
“Racconta, ti prego, racconta…”