Iniziai a raccontargli la mia storia.
“Io abito, o meglio, abitavo in un casolare di collina, insieme a mia nonna Angela e ai miei genitori che però non stavano mai con noi perché viaggiavano sempre. Da qualche settimana siamo qui a Chicago e se proprio lo vuoi sapere la prima cosa che ho pensato quando una folata di vento mi ha fatto andare negli occhi un po’ di polvere, è stata che eri proprio fastidioso…”
“Ecco, lo vedi, ho proprio ragione…” disse queste parole mentre il vento si stava piegando a metà dalla tristezza.
“Non ti preoccupare, non essere così triste. Facciamo un gioco e pensiamo a quello che di bello il vento fa per tutti gli uomini”.
“Sì, sì, dai facciamo così…” la folata sembrava contentissima e stava muovendo la sua chioma.
“Allora…vediamo…senza il vento non ci sarebbe l’impollinazione di molte piante, gli amanti del windsurf non potrebbero più andare sulle loro tavole. E poi, proprio qui vicino, ho visto che c’è una centrale eolica, è importante sai, perché così la gente può utilizzare l’elettricità senza inquinare. Quindi vedi, il tuo lavoro è prezioso, non ti abbattere!”.
Il vento sembrava più sereno di prima, però, mi confessò che gli mancava tanto suo fratello.
“Tuo fratello? E dove abita tuo fratello?” gli chiesi incuriosita.
“In Italia, ecco perché mi piacerebbe andarci. Lui sta in collina e si diverte tanto a rumoreggiare nei camini della gente e a far ondeggiare le chiome degli alberi secolari della collina lì vicina”.
M’incuriosirono le sue parole e gli chiesi se suo fratello abitasse proprio nel paese dove sta mia nonna.
Lui si alzò di scatto dalla panchina e disse:
“Sì, allora l’hai conosciuto! Ma dimmi, dimmi, come sta? Tutto bene, ha qualche acciacco?”
“Sta bene, sta bene, non preoccuparti, è un po’ birbantello, proprio come te ma sta bene. E adesso che non sto più con la nonna mi fa piacere sapere che sia lui a tenerle compagnia nelle lunghe sere d’inverno”.
“Buffo, vero? Ci siamo incontrati per caso e abbiamo scoperto che siamo quasi parenti…” rispose il vento, il quale aggiunse:
“Dovrei chiederti una grande cortesia…”
“Dimmi pure”.
“Tanto, nessuno sentirà la mia mancanza se mi assento per una decina di minuti. Faccio un salto da mio fratello, il tempo di abbracciarlo e torno qui a Chicago.”
“E va bene, ti aspetto qui ma se proprio vai in Italia, ricordati di salutare la nonna da parte mia”.
“Agli ordini!” e in un battibaleno scomparve.
Dopo sette minuti e ventinove secondi era già di ritorno e aveva gli occhi lucidi:
“Sta bene mio fratello, ma ho avuto solo il tempo per abbracciarlo”.
“E la nonna come sta mia nonna?” gli chiesi con insistenza.
“Ha lo sguardo triste e mio fratello dice che guarda sempre le tue foto. Gli ho detto di soffiare più forte stasera nel suo camino per farla sentire meno sola”.
“Grazie, vento sei un vero amico”.
Ci alzammo dalla panchina e dopo esserci abbracciati, gli chiesi di venirmi, ogni tanto, a bussare alle grandi vetrate del soggiorno.
“Stasera io soffierò per te e mio fratello per tua nonna e così vi sentirete meno lontani”.
“ E fu così che quella notte non mi sentii poi così triste per la sua assenza, signora Mila”.
La nonna ed io ci abbracciamo proprio mentre il vento sembra gioire della nostra felicità.