“Come si mangia a Chicago? E’ vero, come fanno vedere nei film, che negli Stati Uniti vanno pazzi per gli hot-dog, che la gente adora mangiare durante la pausa pranzo, e per quelle ciambelle glassate?” chiede la nonna mentre sta facendo sposare tra loro la farina e le uova per preparare la sua prelibata pasta fatta a mano.
“E’ così, nonna. La seconda cosa che più mi è mancata a Chicago, dopo di te, sono stati i tuoi piatti. Una mattina sono entrata dal panettiere, che si chiama baker, e ho notato che dietro la vetrina era esposta una torta al caffè. L’ho acquistata, credendo di poter assaporare il gusto lontano di casa ma non è stato così”.
“Non ti è proprio piaciuta?” dice la nonna mentre l’aiuto a tirarsi su le maniche del vestito.
“No, non mi è piaciuta. A parte che lì il caffè è molto diverso dal nostro, loro dicono che lo fanno lungo ma secondo me converrebbe loro accorciarlo un poco, visto mai che diventa un pò più saporito!!!” rispondo io, con lo sguardo rivolto verso la credenza mentre le chiedo di poter preparare insieme la sua imbattibile torta al caffè.
Lei non riesce proprio a dirmi di no, così m’invita a prendere tutti gli ingredienti.
“Mettili sul piano della cucina, perché devo prima finire di preparare la pasta all’uovo”.
Uova, zucchero, farina e il macinino del caffè, il compagno di tante avventure in cucina.
Indugio per un paio di minuti davanti alle ante aperte della credenza, ma non riesco proprio a vedere il vecchio macinino.
“Nonna, ma dov’è? Gli hai fatto cambiare posto, per caso?”.
La nonna non risponde subito.
“Non mi dire che l’hai buttato… no, nonna, lui era parte di noi…”
Nonna Angela lascia l’impasto a metà e pulendosi le mani, mi racconta cosa è successo al macinino da caffè.