“E’ accaduto tutto la scorsa estate, quando, in preda ad un caldo africano, mi venne voglia di un caffè freddo. Aprii la credenza, lo presi e comincia a girare i chicchi, sino a quando sentii uno strano rumorino. Si era rotta la manovella. Corsi subito da Giuseppe, il fabbro, ma lui mi disse che non ne faceva più di questi lavori e che sarebbe stato impossibile ripararlo. L’unica cosa che mi rimaneva da fare era di comprarmene uno nuovo. Ma di macinini così non ne fanno più allora fui costretta a portarmi a casa un macinacaffè elettrico, uno di quelli senza anima e senza storia. Il vecchio macinino lo portai giù in cantina ma nell’istante stesso in cui chiusi dietro di me la porta, sentii un lamento soffocato e dei singhiozzi. Tornai indietro e quello che vidi ha dell’incredibile: il vecchio macinino si era messo a parlare con me e mi stava chiedendo di poter tornare nella cucina dove aveva trascorso tanti bei momenti in nostra compagnia. Signora Pila, le racconterò questa storia, vuole?” mi chiede la nonna.
“Certamente, signora Mila, sono proprio curiosa di sapere cosa le ha detto il suo macinino” rispondo, accomodandomi sul gradino in mattoncini del camino in pietra.
E la nonna comincia il suo racconto.
“Avevo portato il mio macinino in cantina, dopo che il signor Giuseppe mi aveva comunicato la notizia che nulla avrebbe più potuto riportare in vita il fedele amico di tanti bei momenti.
Appena chiusi la porta sentii un lamento strozzato, seguiti da alcuni singhiozzi.
“Che cosa ha fatto di male…sono stato sempre vicino a voi, ho accompagnato i vostri momenti più belli, ho macinato il caffè che hai preparato per gli ospiti accorsi in occasione della prima comunione di tuo figlio, i chicchi che sono andati a riempire d’aroma e di fragranza tutta casa li ho frantumati io. Non mi sono mai tirato indietro di fronte al lavoro e adesso, tu che fai? Mi getti via in cantina, dimenticandoti così di me?”.
Capii dalle parole che era stato proprio il vecchio macinino a parlare e così tornai sui miei passi, accesi la luce della cantina e mi misi ad ascoltare ciò che voleva dirmi il macinino.
“E’ vero, ora non ti servo più, ma ti prego, non dimenticare i bei momenti trascorsi assieme”.
Disse queste parole mentre cominciò a singhiozzare dal pianto dirotto.