“Buongiorno” le dico queste parole mentre l’abbraccio cingendole la vita.
Lei mi risponde ma la sua voce è rotta dal pianto.
“Che cosa hai nonna? E’ successo qualcosa?” le chiedo preoccupata.
“Niente, piccola, stavo solo pensando al nonno” mi risponde con un filo di voce.
“Anch’io stavo pensando a lui, proprio qualche minuto fa, ma ho dovuto ributtare indietro la sua immagine perché altrimenti avrei pianto per chissà quanto tempo”.
La nonna sembra sollevata da questa mia confessione e mi dice:
“E’ normale pensare, nei giorni di festa a chi ci ha lasciato, però tra qualche ora, come di consueto, arriverà il signor Luigi con la cassetta di pesce, non rattristiamoci più!”
Capisco da questa frase che la nonna si sta per trasformare, come per magia, nella signora Mila e allora mi accomodo sulla sedia dondolo mentre lei comincia a parlare così.
“Signora Pila, non può neanche immaginare quello che mi è successo qualche giorno fa, mentre stavo sistemando l’armadio a muro. Volevo mettere un po’ d’ordine tra quelle scarpe vecchie che non riesco però mai a buttare, perché sono troppo piene di ricordi, quand’ecco che all’improvviso, sento una voce stridula che dice queste parole:
“Ma guarda cosa devo sopportare, io, una scarpina da ballo, delicata, ornata di perline…ma guardi dove va, brutto scarpone che non è altro!”.
Allorché un vocione cupo rispose così:
“Io sarò anche un vecchio scarpone, ma ho permesso al mio padrone di vangare, di zappare, di coltivare ogni tipo di piante e di raccogliere tanti frutti. Vede queste incrostazioni di terra? Non vanno più via, ma sono fiero di ciò, perché rappresentano il grande valore del lavoro, mentre lei, signora scarpina, cosa ha fatto di così importante di cui andare fiera?”.
La scarpina perse la pazienza e cominciò a dire frasi su frasi incomprensibili perché la sua voce, a furia di urlare, era diventata stridula.
“Un po’ di silenzio e di rispetto per me che sono costretta a sopportare il vostro bisticcio!”
Dissi io allo scarpone e alla scarpina che si era calmata.