“Verità per verità- disse la scarpina- se tu hai aiutato il tuo padrone a mandare avanti la famiglia io, quella stessa famiglia di cui vai parlando, ho contribuito a crearla”.
Lo scarpone, incuriosito, le chiese di raccontargli la storia.
“Ecco, vedi, io sono la scarpina che la signora qui davanti a noi ha indossato al ballo del paese. Oh, la ricordo ancora chiaramente com’era bella, con quel vestito a fiori bianchi e gialli, i capelli raccolti e due orecchini di perle ed io ai piedi. Era la più bella di tutte e i ragazzi presenti al ballo fecero a gara per invitarla. Ma lei no, lei aspettava l’uomo che l’avrebbe fatto battere il cuore forte forte. E lui arrivò, non era il più bello, né il più simpatico, ma era lui, e la signora lo riconobbe subito perché le sembrò di conoscerlo da sempre. Ballarono per tutta la serata e poi, accompagnandola a casa, le fece i complimenti per come aveva ballato e lei rispose che era stato tutto merito delle scarpine che indossava, avvolgenti comode, morbide e leggere. Quindi, come vedi, caro scarpone, non sono stata poi così tanto inutile nella mia vita”.
Lo scarpone si asciugò le lacrime e chiedendole scusa per il suo atteggiamento, le disse queste parole:
“Io, vedendoti così, credevo che non ero servita proprio a nulla e mi sono chiesto tante volte perché eri stata conservata insieme a me, a me che ho lavorato anche quattordici ore di seguito in campagna. La mia vita è stata dura, eppure non rimpiango nulla perché sono fiero di quello che sono riuscito a fare. Quante zolle di terra ho calpestato, quanti chilometri ho marciato, giù e su, su e giù per il podere e solo per aiutare il mio padrone a portare a casa ceste e ceste di prelibata frutta e verdura che poi venivano anche vendute al mercato. La mia vita è stata faticosa e forse la stanchezza mi ha fatto diventare insensibile, incapace di vedere di là delle apparenze. Ti ho giudicato, scarpina, vuota e senza valori solo perché non avevi sotto la suola la terra di campagna invece, anche tu sei stata importante per la vita di questa famiglia . Ti chiedo scusa”.