“Signora Pila, non posso proprio non raccontarle quello che mi è successo qualche mese fa, quando stava mettendo in ordine il cassetto dello scrittoio che ho in camera”.
Capisco così che è venuto il momento di narrare un’altra delle nostre storie fantastiche.
“Bene, signora Pila. Un pomeriggio dello scorso autunno, mentre fuori diluviava, decisi che era venuto il momento di mettere ordine in quel cassetto dove metto tutto alla rinfusa, bollette con le garanzie degli elettrodomestici, lettere con ricette di cucina quand’ecco che all’improvviso, sentii una vocina che sembrava chiamarmi dal fondo del cassetto.
“Ohi, ohi, povera me, ero un fiore, e adesso guardatemi, sommersa da cose inutili. Ma son cose da farsi queste, eh? Si rispetta così una vecchia lettera d’amore?”.
Allorché io, incuriosita da queste parole pronunciate con un fil di voce, mi misi a rovistare nel cassetto.
“Piano, piano, deve fare piano. Che cosa sta gettando tutto all’aria, eh? Sto qui, signora, non mi vede, sono tra l’ultima bolletta dell’energia elettrica e la garanzia di quell’odioso computer che, non so come mai, lei abbia voluto acquistare, nonostante la sua età avanzata!”.
“Ma chi sta parlando?” chiesi io, mentre avevo lasciato stare per un istante di rovistare tra tutte quelle carte.
“Sono io, sono la lettera d’amore che suo padre scrisse a sua madre poco prima che si sposassero e che lei non ha mai voluto buttare. Sto chiusa da anni e anni in questa carta da lettera con la ceralacca. Ma come fa a non vedermi?”
Ma certo, la vecchia lettera d’amore! Ma come avevo fatto a dimenticarmene! Era lì, la vedevo chiaramente!
“Posso sapere perché tutte queste lamentele oggi pomeriggio?” le chiesi mentre cercavo di tirarla fuori da quel cassetto pieno di carte.