Nonostante oggi sia il 27 dicembre, è una giornata tiepida, il sole esprime tutta la sua felicità ma è ancora troppo debole per sciogliere la neve che piega i rami degli alberi.
Esco dal casolare e mi metto a camminare lungo il viale che conduce, a destra verso il castagneto e a sinistra verso il frutteto che è ancora muto, senza fiori, senza frutti, senza gli uccellini che allegramente, in primavera e in estate, trillano da un albero a un altro.
Ripenso al nonno, è ancora troppo viva l’emozione che provo nell’immaginare quest’uomo, dalle spalle forti e dalla grandi mani, così tenacemente attaccato alla sua terra.
Quante cose sono cambiate e quante non potranno più tornare, ma i ricordi servono a questo, non a rattristarci per una persona che non rivedremo più, quanto piuttosto a darci la forza necessaria per continuare, per credere che quella felicità non è stata persa per sempre, ma può ritornare.
Ricordo ancora quando, in primavera, uscivo fuori al frutteto con il nonno e rimanevo sempre affascinata dal miracolo della natura che si risvegliava ogni anno, senza che nessuno le dicesse di farlo.
E quando sui rami vedevo i fiori, chiedevo sempre dove andassero a finire, una volta che poi comparivano su quegli stessi rami, i frutti.
“In natura nulla va perso e tutto si trasforma in qualcos’altro. La gemma diventa fiore e il fiore frutto”.
Ecco, anche noi siamo parte di questo grande mondo, quindi, di fronte all’assenza del nonno, penso che si sia solo trasformato, che è ancora vicino a noi, che non abbia mai lasciato questo casolare.