“Signora Pila, non crederà a quello che le sto per raccontare, è una storia bellissima”, dice la nonna.
“Sono proprio curiosa signora Mila di ascoltare le sue parole”, le rispondo.
E inizia così la sua storia.
“Era un giorno di primavera, e tutti gli alberi del frutteto avevano già messo le gemme, pronte a dischiudersi in fiori.
La natura era in festa, tranne il susino che ancora aveva i rami scheletriti.
Ogni giorno venivo a trovarlo e ogni giorno speravo di vedere le piccole increscenze verdi.
Decisi di chiamare il signor Franco, un vecchio contadino che sapeva tutto di alberi.
Arrivò di buon mattino con il suo triciclo e avvicinandosi al tronco cominciò a esplorarlo con le mani, sino a quando non scoprì un piccolo solco nella corteccia, al quale io non avevo fatto caso in precedenza.
“Signora, questo susino è gravemente malato, non c’è più nulla da fare, è inutile che lei aspetti ogni giorno che faccia uscire le gemme, per lui non ci sarà più nessuna primavera”.
“Possiamo aspettare qualche altro giorno?”gli chiesi.
“Lei è libera di aspettare anche mesi e anni ma non assaggerà più le sue susine”.
Io non ce la feci a farlo abbattere quel giorno stesso, né il giorno successivo, né quello dopo ancora.
Aspettai l’estate ma neanche il calore del sole di agosto riuscì a far guarire il mio susino.
Quando arrivò ottobre fu un sollievo per me, perché il susino si trovava in mezzo agli altri alberi, anch’essi ormai tutti spogli delle foglie, così da non sembrare più non malato.
Ma quando arrivò di nuovo primavera, il dolore si rinnovò.
Mi misi a sedere sotto i suoi rami spogli, quando sentii una voce.