Mi sveglio con l’inconfondibile profumo della torta di mele che la nonna sta preparando per me, lo sa bene che ne sono ghiotta e sa altrettanto bene che la “apple pie” che vendono in America non la apprezzo come la sua, vero capolavoro di sapienza, di tecnica, d’amore.
Sì, perché ogni ingrediente usato dalla nonna si sposa perfettamente con gli altri e le mele, una volta portata la fetta di torta alla bocca, sono capaci di scatenare una melodia di sapori unici.
Prima di scendere giù in cucina, accendo il cellulare e l’inconfondibile suono che ho scelto per i messaggi, mi avverte che qualcuno mi ha pensato.
E’ la mamma che mi ha scritto:
“Buongiorno Lù, ieri siamo stati sulle rive del Lago Michigan e abbiamo ascoltato, il papà ed io, il suono delle lame dei pattini e abbiamo pensato a te, alla prima volta che hai pattinato sull’acqua ghiacciata. Ti vogliamo bene”.
Lù, mia madre mi chiama così ma a me non piace molto quest’abbreviazione ma io non gliel’ho mai detto, so che lei ci tiene tanto a sapere che sono la sua Lù.
Mi tolgo da dosso il pigiama di flanella, indosso la tuta grigia, quella con il cappuccio, e mi precipito giù dalla nonna.
La torta di mele è sul tavolo, il suo calore sta producendo quel soffio trasparente che mi fa capire che è ancora troppo calda perché io possa assaporarla in tutta la sua bontà.
Dopo aver scoccato un sonoro bacio sulla guancia della nonna, mi siedo e osservo quel capolavoro che sa di zucchero, di cannella, di scorza di limone grattugiata, che sa di amore.