“Un pomeriggio ero intenta a mettere ordine nel mio armadio quando dal piano inferiore, sentii provenire due voci, uno sembrava appartenesse a una signora anziana, l’altra a una ragazza. Mi affacciai dalla balaustra della scala interna e sentii che stavano parlando di asole, cuciture, battiture.
Scesi giù, un po’ intimorita ma poi vidi che la vecchia macchina per cucire stava battibeccando con quella nuova che avevo, appena qualche ora prima, tirato fuori dalla scatola perché dovevo fare un lavoro un po’ difficoltoso, nel quale la vecchia non avrebbe mai potuto aiutarmi.
“Ma stai zitta, tu, che di bello hai solo il mobile che ti custodisce, per il resto sei un completo fallimento, mi chiedo ancora perché mai la tua padrona non ti getti via, tra le cose ormai inutili e inutilizzate”, disse la macchina nuova con la scocca in bianco opaco.
“Ma io…io sono stata utile, poi, certo…la tecnologia è andata avanti e sei nata tu, super-accessoriata, capace di fare tutti i lavori in tempi rapidissimi ma non capisco perché devi essere così cattiva con me…” rispose la mia fedele compagna, mentre si era lasciata andare a una cascata di lacrime.
“Non ti permetto di trattare in questo modo la vecchia macchina per cucire, non se lo merita” la rimproverai mentre lei, in tutta risposta, si girò dall’altro lato per non incrociare il mio sguardo.
“Io riesco a fare cose che tu neanche immagini…” continuò la macchina nuova, indispettita dal fatto che avessi preso le difese della sua rivale.