E’ strano potersi fermare a parlare in negozio, e stare lì anche più del dovuto, senza fretta, senza scadenze da rispettare, senza orari della metropolitana da controllare sul cartoncino colorato che la mamma ha provveduto a mettermi nelle tasche di tutte le giacche, di tutti i piumini, di tutti i giubbotti che ho nell’armadio della nostra casa di Chicago.
Tutta la mia vita è condizionata da quei numeri, seguiti da a.m. e p.m., che scandiscono il mio arrivo a scuola e il mio rientro a casa.
Sempre di fretta, senza mai avere la possibilità di fermarsi a parlare, senza che gli altri ti chiedano premesso per salire sul vagone della metropolitana.
Ma oggi non c’è fretta, oggi sto facendo la spesa con la nonna nel nostro paese, in quei negozi che sanno ancora di bottega.
Mentre stiamo rientrando a casa, nell’istante preciso in cui la nonna si sta stringendo nel suo cappotto, vedo dal suo sguardo che un po’ di tristezza le ha bussato alla porta del cuore, sta pensando, come lo sto facendo anch’io, che tra qualche giorno dovrò ripartire per Chicago.
Allora, stringendo forte la sua mano, mentre stiamo rientrando a casa, si trasforma in Mila e mi racconta la sua storia fantastica.
“Signora Pila, voglio proprio dirle ciò che mi è successo un po’ di tempo fa”.
“Con grande piacere signora Mila!”