Sono le 2:43 del 2 gennaio, mi sto girando nel letto che sembro un pollo allo spiedo.
Non riesco a prender sonno.
A nulla è valsa la sempre deliziosa camomilla con il miele preparata dalla nonna, così come non mi è servito per niente contare tutte le pecore che pascolano nelle nostre campagne.
Mi agito tra le lenzuola come quelle anguille che durante il periodo natalizio si muovono, l’una sull’altra, in quelle vasche di plastica, pronte a venir prelevate dal retino del pescivendolo.
Non riesco letteralmente a chiudere occhio, eppure sono stanca, e sino a quando sono stata in cucina con la nonna avevo anche sonno, tanto che gli occhi mi si sono chiusi più volte mentre aiutavo la mia Mila a mettere tutto in ordine.
Prima sì, ma non adesso, non riesco ad addormentarmi sapendo che questa è l’ultima notte che trascorrerò in questo letto, perché domani…domani sarò di nuovo in terra americana.
Mi alzo dal letto, anche perché capisco che è del tutto inutile continuare a fare la lotta con il cuscino e con il piumone.
Apro, cercando di fare meno rumore possibile, prima la finestra e poi la persiana e mi affaccio sulla nostra vallata.
Il freddo della notte sembra venirmi incontro, mi abbraccia e vorrei che quella notte non finisse mai.
Se potessi farlo, impedirei al sole di alzarsi in cielo tra qualche ora, lui non lo sa ma i suoi raggi significano per me dover abbandonare questo casolare ma soprattutto mia nonna e la mia amatissima signora Mila.