“Chi ha fatto cosa? Ma davvero dici?”. “Hai visto quella lì? Dicono che…”. “Sembra che abbia fatto..”
Queste e altre frasi si ritrovano nel pettegolezzo, una forma di comunicazione non necessaria e che non porta a nessun obiettivo in particolare.
Anche se può sembrare un argomento “frivolo” o di poco conto, in realtà il pettegolezzo è studiato da diversi psicologi che si occupano di comunicazione e molti ricercatori hanno messo in atto diversi esperimenti per comprenderne meglio le dinamiche.
Se prendiamo un comune vocabolario, sotto il termine “pettegolezzo” troviamo scritto: “Chiacchera inopportuna, indiscreta o malevola”.
Esso comporta diverse informazioni trasmesse di bocca in bocca, che passando da un soggetto ad un altro vanno incontro alla riduzione o aggiunta di particolari, ad omissioni, a deformazione, e questo porta alla conseguenza che la “notizia” di partenza si modifichi. Si parla, in questo caso di accentuazione, ovvero il fenomeno per il quale alcuni particolari scompaiono mentre altri diventano salienti e proprio intorno a questi ultimi si crea la diceria.
Diversi studi hanno sottolineato una caratteristica comune nel pettegolezzo: quella dell’asimmetria sociale, ovvero sono soprattutto le azioni e i comportamenti dei personaggi pubblici o delle persone che occupano una posizione sociale superiore ad essere oggetto di dicerie.
Inoltre, sempre secondo alcuni ricercatori, il pettegolezzo è un indicatore dell’invidia sociale: chi mette in atto i pettegolezzi, di solito, non è nella condizione di fare ciò che la persona oggetto della diceria fa o è in grado di fare.
Un’altra caratteristica del pettegolezzo è quello di essere considerato, da chi lo ascolta, un’informazione molto credibile: anche se non ha nessun fondamento razionale ed oggettivo, esso viene trattato come fosse un’informazione scientifica e documentata. Questo perché, la maggior parte delle volte, le dicerie vengono messe in giro da persone con legami interpersonali forti, come un parente, un vicino di casa, un compagno di scuola, la cui credibilità non viene, pertanto, messa in discussione da chi ascolta. Ma, nonostante questa peculiarità del pettegolezzo, esso diventa, quasi in modo paradossale, impersonale, cioè, la responsabilità diventa impersonale, e questo fenomeno è ben esemplificato dalle premesse dei discorsi, quali: “Si dice che..”, “Sembra che..”, “Hanno visto..”.
A volte, il pettegolezzo può trasformarsi in maldicenza, che ha lo scopo di denigrare, calunniare ed infangare il buon nome di che ne è vittima. Essa rappresenta una vera e propria forma indiretta di violenza e di aggressione indiretta; uno studio condotto da un gruppo di psicologi britannici ha messo, infatti, in evidenza come le aggressioni dirette (ovvero quelle fisiche) e quelle indirette (verbali) svolgano funzioni simili.
Non si ferisce solo con una spinta o con uno schiaffo, ma anche con le parole e con chiacchere che molti considerano innocue o un “semplice” passatempo.
Dottoressa Lorenza Fiorilli, Psicologa