… e poi sei lì, e mentre osservi dal basso l’imponente bastione, dimentichi ogni dimensione spazio-temporale.
E cominci ad incamminarti, a salire con trepida curiosità che diventa sempre più forte, passo dopo passo, e ciò che rimane dietro di te sembra quasi annientarsi, quasi non esistere più.
Non ci sono più le notifiche che arrivano puntuali sul cellulare, non c’è il traffico e la ricerca di un posto dove parcheggiare, non ci sono scadenze…ci sei solo tu e quella fortezza che, dall’alto, ti invita a banchettare con una storia militare fatta di assalti, resistenze valorose, coraggio, amor di patria, distruzione ma soprattutto rinascita, quella stessa rinascita che ha caratterizzato il Forte di Bard.
Dunque cominciamo a salire, attratti come un novello Ulisse dal canto delle Sirene, attraverso un sentiero lastricato che conduce alla prima postazione difensiva da dove, chi lo desidera, è possibile proseguire verso la cima usando degli avveniristici ascensori esterni che regalano una vista a 360 gradi sulla vallata circostante e sul caratteristico Borgo di Bard, dal quale la fortezza difensiva prende il suo nome.
E sembra davvero che la Storia venga a prenderti per mano in un modo talmente coinvolgente da riuscire persino a sentire la voce del Forte che inizia a raccontarti la sua vita nel corso dei secoli.
“Nasco sulla sponda della Dora Baltea e spicco da un promontorio a circa 400 metri di altitudine, dominando la vallata e il piccolo Borgo di Bard ai miei piedi.
La posizione sulla quale sorgo non è casuale, ma è stata dettata da una scelta strategica: in questo punto la valle della Dora Baltea si stringe notevolmente, e questa conformazione geografica, unitamente alla mia possenza, avrebbe reso difficoltoso l’accesso agli invasori che provenivano dalle Alpi. Sin dai tempi più remoti, tutti sono rimasti colpiti dalla mia imponenza e, nel corso dei secoli, sono passato dal dominio di Boso, visconte di Aosta, alla Signoria Feudale dei Bard, fino a quando, alla metà del 1200, Amedeo VI di Savoia prese il controllo del forte decidendo di piazzarvi una guarnigione.
Ma l’evento per il quale ho meritato gli onori della cronaca è stato l’assedio di Napoleone Bonaparte che, tra il 14 e il 15 maggio 1800, con un esercito di 40000 uomini, la famosa Armee de Reserve, varcò, durante la Seconda Campagna d’Italia, il passo del Gran San Bernardo per invadere l’attuale Valle d’Aosta… ma era necessario attaccare l’esercito austro-piemontese che era di stanza proprio presso di me.
Con la mia possenza, insieme ai 400 uomini della suddetta guarnigione, sono riuscito a tenere in scacco Napoleone per 14 giorni fino alla resa degli austro-piemontesi i quali, grazie alla loro valorosa resistenza, ottennero l’onore delle armi.
L’invasore francese aveva vinto ma, dopo aver riconosciuto il mio determinante ruolo nel rallentare la sua marcia verso la nostra penisola, decise di vendicarsi di me, ordinando che venissi raso al suolo: e così fu.
Carlo Felice di Savoia, dopo 30 anni dalla mia morte, affidò il progetto di ricostruzione all’ingegnere militare Antonio Francesco Oliviero che realizzò l’assetto attuale: sono formato da postazioni difensive poste a livelli diversi: l’Opera Ferdinando, formata da due edifici, l’Opera Mortai nella parte centrale, l’Opera Vittorio, l’ Opera Gola con il cortile interno, e l’Opera Carlo Alberto con la sua meravigliosa Piazza d’Armi.
Proprio l’Opera Carlo Alberto ospita il Museo delle Alpi e le Prigioni.
Nel percorso museale è possibile entrare in contatto con la vita montana, con i suoi usi, le antiche consuetudine per comprendere la forza, la tenacia di coloro che hanno scelto, nel corso dei secoli, di rimanere tra le natie montagne: attraverso proiezioni, giochi multimediali e oggettistica tipica è possibile regalarsi un interessante viaggio nella realtà, affascinante ma talvolta difficile, della montagna.
Nelle Prigioni si racconta la storia militare del Forte: 24 piccole celle grandi circa 1,3 per 2 metri all’interno delle quali si può accedere e si può solo lontanamente entrare nell’animo di chi vi era stato relegato.
Solo nel 1990 fui acquisito dalla Regione Valle d’Aosta e dopo un lavoro di restauro durato 10 anni, sono stato successivamente riaperto al pubblico, con mia grande gioia, e da allora non mi sento più solo, non solo per i turisti che vengono a trovarmi, ma anche per i vari eventi che vengono organizzati nel corso dell’anno.
Quello al quale sono più affezionato è stranamente ciò che determinò la mia distruzione, ovvero l’assalto di Napoleone, la cui rievocazione storica viene chiamata, appunto, “Napoleonica”, prevista nel 2025 tra fine maggio e i primi di giugno. Così come è avvenuto già negli anni precedenti, nel corso delle giornate i visitatori potranno fare un balzo del tempo, incontrare figuranti con abiti dell’epoca, assistere alla parata militare con le truppe francesi e quello austro-piemontesi, fino all’assalto finale. Un’esperienza totalizzante che vi farà tornare a casa con la consapevolezza di essere stati non comparse ma protagonisti della Storia”.
Alessandra Fiorilli
É davvero sensazionale ❤️