L’endometriosi: la Dottoressa Francesca Sagnella ci parla di questa patologia, della diagnosi, delle cure e degli effetti sulla fertilità della donna

La percentuale delle donne italiane in età fertile che soffre di endometriosi è compresa tra il 5 e il 10%. Purtroppo spesso vengono sottovalutati i sintomi tipici di questa patologia, che possono orientare verso una diagnosi precoce: dolore mestruale intenso (dismenorrea), spesso associato ad episodi di vomito e svenimento, rapporti sessuali dolorosi (dispareunia), dolore al retto e durante l’evacuazione.

Il dolore è invalidante: “Molte donne affette da endometriosi sono costrette a pianificare la propria vita in base al ciclo mestruale” , afferma la Dottoressa Francesca Sagnella, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana la quale, dopo averci parlato, sulle pagine di “EmozionAmici”, di infertilità e di menopausa, ci illustra cosa sia l’endometriosi.

La Dottoressa Francesca Sagnella

 “Innanzitutto partiamo dalla definizione di endometrio : è la mucosa che riveste la superficie interna della cavità uterina e che si rinnova ogni mese con il ciclo mestruale, nel caso non avvenga la fecondazione dell’ovulo. Parliamo di endometriosi quando il tessuto endometriale, che normalmente viene espulso con il mestruo, va a localizzarsi fuori dall’utero. Si formano quindi delle isole di endometrio ectopiche (ossia fuori dal sito fisiologico), prevalentemente nella pelvi e nell’addome, che vanno ad attaccarsi, in maniera piuttosto aggressiva, agli organi e alle sierose (intestino, ovaie, peritoneo); in casi molto rari, è stata descritta addirittura endometriosi sulle pleure e nei polmoni”. Il tessuto endometriale può risalire le tube per via retrograda durante il ciclo mestruale ma, mentre viene naturalmente eliminato dal sistema immunitario nelle donne sane, in quelle affette da endometriosi persiste, attacca la superficie di organi e sierose formando cisti o placche e continua a sanguinare: “Si instaurano, quindi, piccole emorragie nell’addome o laddove si siano formate isole di tessuto endometriale ectopiche, con conseguente infiammazione. Possiamo dire che questo tessuto endometriale ha degli aspetti in comune con le metastasi tumorali, anche se di natura benigna” , dichiara la Dottoressa Sagnella alla quale chiedo quali siano i fattori legati all’insorgere di tale patologia:

“Si tratta di una patologia ad eziologia ancora ignota. Sappiamo che esiste una predisposizione ereditaria sulla quale vanno ad incidere fattori ambientali , come ad esempio alcune sostanze chimiche contenute in alcune plastiche, definite interferenti endocrini, che svolgono azioni simili a quelle degli ormoni.

L’endometriosi è una patologia che negli ultimi decenni si sta riscontrando più frequentemente: “Oggi le donne hanno più eventi mestruali rispetto al passato  perché si fanno meno figli. Inoltre, grazie alla maggior conoscenza di questa patologia, viene anche diagnosticata con maggior frequenza”.

Cosa può fare la donna quando avverte sintomi quali quelli sopra descritti? “Purtroppo sono in molte a sottovalutarli, non a caso tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi, si stima che possano trascorrere anche diversi anni. Nel nostro paese, probabilmente grazie alla maggior diffusione della diagnostica ecografica, la diagnosi è spesso tempestiva. L’ecografia rappresenta, infatti, uno strumento indispensabile nella diagnosi di endometriosi” dichiara la Dottoressa Sagnella, alla quale chiedo quali siano le cure da intraprendere.

“Dato che i sintomi dell’endometriosi sono, come abbiamo già visto, strettamente correlati alla mestruazione, uno dei rimedi è quello di prescrivere alla paziente la pillola contraccettiva in continuo , ovvero senza la settimana di sospensione, in modo da non farla mestruare. Tra le terapie più recenti anche quella della pillola progestinica e, nei casi più gravi, può essere necessario indurre una menopausa farmacologica. Molto spesso, però, diventa indispensabile la terapia chirurgica, specialmente quando le lesioni endometriosiche coinvolgono strutture anatomiche importanti come gli ureteri (con conseguente rischio di danno renale) e l’intestino. Per quanto riguarda le cisti endometriosiche ovariche (endometriomi), l’indicazione alla chirurgia va molto ben ponderata, soprattutto se la paziente desidera avere una gravidanza. L’intervento stesso, infatti, può danneggiare la riserva ovarica della donna attraverso il danno termico che viene esercitato sull’ovaio per rimuovere la cisti. Quando possibile, infatti, si rimanda l’intervento dopo che la donna abbia concepito e partorito”.

E qui si apre un altro capitolo molto delicato: l’endometriosi , infatti, oltre a causare i sintomi invalidanti di cui abbiamo già parlato all’inizio dell’articolo, è anche una delle principali cause di infertilità, specie quando si riscontra un quadro aderenziale che coinvolga le tube e le ovaie:

“ Non è escluso che donne affette da endometriosi possano avere delle gravidanze naturalmente; qualora però ciò non avvenga, può essere di aiuto la medicina della riproduzione , in particolare la fecondazione in vitro. Nel caso in cui le ovaie risultino impoverite e la riserva ovarica insufficiente a causa delle cisti endometriosiche o di ripetuti interventi chirurgici (si tratta infatti di una patologia che tende a recidivare), una possibile soluzione all’infertilità è rappresentata dalla fecondazione in vitro eterologa, ovvero il ricorso a ovuli donati da un’altra donna. La gravidanza, per le donne affette da endometriosi, ha un forte potere terapeutico ”- conferma la Dottoressa Sagnella –”Spesso, infatti, favorisce la riduzione delle lesioni prodotte dall’endometriosi grazie al quadro ormonale gravidico e all’assenza di ciclo mestruale per 9 mesi ed anche oltre (in caso di allattamento prolungato). Attenzione quindi a non sottovalutare i sintomi-  raccomanda la Dottoressa Sagnella-  e a parlarne subito con il proprio ginecologo di fiducia”

Alessandra Fiorilli

I RACCONTI DI MILA E PILA-19 Dicembre: Mila e Pila di nuovo insieme- 4° Parte

A qualcuno potrà sembrare sciocco, ma parlare di Mila e Pila in quell’istante del nostro incontro, significava dire che avevamo entrambe voglia di stare insieme divertendoci, come avevamo fatto ormai tante volte.

“Nonna, ti devo dire una cosa: Pila è rimasta senza la sua sciarpa a quadri rossa e senza le sue scarpe marroni con la fibbia!”.

La nonna si fa una gran risata e mi dice:

“Non ti preoccupare, da oggi in poi Mila e Pila non avranno bisogno di nulla per incontrarsi, sarà sufficiente la nostra fantasia. E poi, basta con i racconti sui nostri mariti, figli e nipoti immaginari, giacché siamo destinate a trascorrere poco tempo insieme durante l’anno, ho pensato che sia arrivato il momento di trasformare queste due strambe signore dal nome di Mila e Pila in due sagge anziane che raccontano qualcosa che rimarrà per sempre nei loro cuori. Ora sei stanca, ti preparo qualcosa da mangiare e poi ce ne andiamo a letto ma da domani, per tutte e le due settimane che passerai qui con me, ogni giorno, ci inventeremo un racconto, uno di quelli che quando entrano nell’anima non vogliono più andarsene via”.

Mi piace l’idea, ma ha ragione la nonna, sono troppo stanca e sbadigliando vado in camera mia.

A domani nonna Angela, a domani signora Mila.

I RACCONTI DI MILA E PILA-19 Dicembre: Mila e Pila di nuovo insieme- 3° Parte

Sono vicinissima a lei, allungo le braccia e affondo il mio viso sulle sue spalle coperte dal suo inseparabile scialle di lana grigia.

“Nonna, nonna cara….” neanche un minuto e la lana s’impregna di lacrime.

La nonna mi scosta il viso da sé, lo stringe tra le sue mani e senza dire nulla, mi accompagna dentro casa.

“Buongiorno mamma, come stai?” dicendo queste parole scontate, il papà si avvicina alla nonna.

Lei non risponde perché è troppo impegnata a guardarmi, a scrutare il mio sguardo, per fissare quest’attimo del mio ritorno a casa per sempre nella sua memoria.

“Mamma, allora, tutto bene, c’è qualcosa che non va?”

Lei non risponde e il papà non capisce il perché di tanto silenzio.

“Mamma, se non c’è nulla che devi dirmi, io vado, l’aereo partirà tra qualche ora. Sono sfinito, non ho neanche il tempo di bere un caffè”.

Si avvicina alla nonna e la abbraccia, anche lei lo abbraccia ma continua a guardare me.

“Scusaci per questo Natale ma ci è stato impossibile ottenere dei giorni di ferie. Il progetto al quale la mia equipe ed io stiamo lavorando deve essere assolutamente consegnato non oltre il 28 dicembre. Tanto, poi ci sentiamo per gli auguri. Ciao mamma, ciao Ludovica e mi raccomando comportati bene!”.

Papà si china sul volto della nonna, poi sul mio e va via, facendo entrare una folata di aria fredda.

Non ricordo per quanti minuti siamo rimaste in silenzio, a guardarci e ad abbracciarci.

“Com’è sta signora Pila?” mi chiede la nonna con uno dei suoi dolci sorrisi.

Queste parole mi fanno capire che anche a lei, come a me, in tutti questi mesi, è mancata la sua grande amica.

Mila ha sentito nostalgia di Pila non meno di come Pila abbia sentito la nostalgia di Mila.

I RACCONTI DI MILA E PILA-19 Dicembre: Mila e Pila di nuovo insieme- 2° Parte

Non rispondo, lo abbraccio soltanto e anche lui mi abbraccia.

Non glielo dico né glielo dirò mai, ma a voi posso svelarlo, avevo scritto:

“Mila e Pila: tra quattro giorni di nuovo insieme”.

Mio padre mi sta accarezzando i capelli, ha quella ruga in mezzo alla fronte che sembra essere diventata profondissima, si vede che è molto stanco.

“Papà sei emozionato all’idea di rivedere la nonna?”

“Ci sentiamo tute le sere” e lascia cadere lì il discorso.

“Sì, ma poter stringere una persona, abbracciarla, stringerle le mani è tutta un’altra cosa!”

“Sì, sì…”

Com’è diverso papà dalla nonna, da sua madre.

Io ho preso tutto da nonna Angela e sono proprio contenta di somigliarle così tanto perché è bello nella vita lasciarsi trasportare dalle emozioni, senza vergognarsi.

“Siamo arrivati. Vi fermo qui o volete che vi porti fino sopra il casolare?” ci chiede il tassista-pasticciere.

“Ci porti fino sopra, grazie”, dice papà.

“Ci fermi qui, grazie” dico io.

“A chi devo dare retta?” chiede il tassista.

“A lei” risponde papà che si affretta a dire al tassista di non andare via, di aspettarlo dieci minuti, il tempo di salutare la nonna e poi dovrà ricondurlo nuovamente in aeroporto, dove lo aspetta il volo di ritorno per Chicago.

Corro lungo la stradina sterrata che mi sta portando dalla nonna, la quale è lì: la vedo, proprio sull’uscio del casolare.

E’ ferma, non mi sta venendo incontro, sono io che lo sto facendo, come quando tornavo da scuola e la abbracciavo con tutta la forza di cui ero capace

Quando i libri diventano strumenti di inclusione: il grande successo della mostra “Vietato Non Sfogliare” organizzata da Area onlus presso l’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova

In un mondo dove il cartaceo sembra perdere il suo fascino, specie per i più giovani, scrivere di iniziative come la mostra “Vietato Non Sfogliare”, organizzata dall’associazione Area onlus di Torino (www.areato.org) e che si è tenuta presso l’Ospedale Gaslini di Genova, fa ben sperare.

L’aspetto più importante di questa mostra itinerante, che dal 2011 sta girando sia per le scuole e le biblioteche piemontesi sia fuori regione, è stato quello di evidenziare quanto possano fare concretamente i libri per i bambini affetti da varie forme di disabilità. “Vietato Non Sfogliare– dichiara Elena Corniglia, referente del suddetto progetto- è un percorso espositivo all’interno del quale sono ospitati circa 120  volumi, nazionali ed internazionali. I testi, con i quali sono entrati in contatto i piccoli degenti e i visitatori della mostra, sono accomunati dal fatto di essere accessibili anche per chi ha bisogni di lettura speciali, poiché sono volumi multicodice. Si tratta di libri tattili, libri in simboli (CAA), libri in Lingua dei Segni Italiana, audiolibri, libri digitali e libri ad alta leggibilità, libri senza parole, quindi testi che presentano una pluralità di linguaggi, fruibili con tutti i cinque sensi. La mostra itinerante, che viene aggiornata di anno in anno, ha preso parte anche al Salone del Libro di Torino, in cui è presente dal 2013”

Le caratteristiche casette della mostra itinerante “Vietato Non Sfogliare” (per gentile concessione di Area onlus di Torino)

Rossella Bo, psicoterapeuta e Consigliere Delegato di Area Onlus, sottolinea la grande importanza che ad accogliere la loro mostra sia stato un Ospedale Pediatrico come il GasliniLa trasferta genovese di Vietato Non Sfogliare è stata realizzata grazie al sostegno di YARPA Investimenti, che ancora ringraziamo  per aver fortemente voluto l’incontro tra la nostra Associazione e il Gaslini, due realtà che hanno  dimensioni ben diverse, ma che sono accomunate dall’intento di prendersi cura a 360 gradi e con la massima professionalità del benessere dei bambini. Con grande soddisfazione abbiamo realizzato questo primo passo, in verità un grande traguardo per noi, ovvero quello di portare in un centro di eccellenza medica libri che garantiscano a tutti i piccoli lettori, nessuno escluso, il diritto alla lettura e all’immaginazione, certi del valore, anche terapeutico, che le storie possono avere per loro. Da notare che alla mostra itinerante è collegato un catalogo online (https://dito.areato.org/ricerca_libri/) in cui si possono  trovare indicazioni e caratteristiche di oltre 600 libri pensati e realizzati per bambini con disabilità e con  difficoltà di apprendimento”.

Un angolo di una precedente mostra (foto per gentile concessione di Area onlus di Torino)

I libri della mostra sono contenuti in espositori a forma di casette, a simboleggiare l’accoglienza verso i piccoli lettori, cui sono offerte, attraverso linguaggi differenti, esperienze concrete di scambio e di inclusione.

Il Dottor Paolo Moretti, primario dell’UOC Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Ospedale Gaslini, così si espresso in merito alla mia domanda su cosa abbia rappresentato l’evento  per i bambini che vi hanno preso parte: “La mostra “Vietato non sfogliare” per la cui presenza al Gaslini ringraziamo l’Associazione Area di Torino ed in particolare la presidente Gianna Recchi e la dott.ssa Rossella Bo, ha rappresentato per i bambini che hanno avuto l’opportunità di partecipare, una straordinaria occasione per comprendere come i libri e la “lettura” possano trasformarsi in esperienze diverse da vivere veramente con tutti i sensi e in tutti i sensi.  Leggere, sfogliare, giocare, apprendere, comunicare, esplorare, interagire con le parole, con i simboli, con il tatto, con le immagini liberamente o accompagnati dai laboratori e dalle attività organizzate: tutto ciò  ha coinvolto i bambini ed i loro accompagnatori che si sono sentiti accolti e guidati attraverso le casette raccoglitori in un percorso pieno di sorprese”

La mostra “Vietato Non Sfogliare” allestita all’Ospedale Gaslini di Genova ( per gentile concessione del Laboratorio Fotografico del Gaslini di Genova)

La  mostra è stata  fruibile anche dai visitatori esterni, come sottolinea il Dottor Moretti “ La presenza di visitatori esterni è stata costante anche se non preponderante. Bimbi e famiglie in visita o in ospedale solo per poche ore per brevi accertamenti   hanno avuto l’opportunità di incontrare bimbi “ospedalizzati” e conoscere e confrontarsi con la disabilità e con situazioni difficili così diverse dal loro mondo di tutti i giorni. Insegnanti ed operatori hanno apprezzato la possibilità di avere un quadro ben organizzato e completo dell’editoria accessibile per l’infanzia e trarre così spunti per le loro attività con i bambini”

 

 

 

Le casette della mostra al Gaslini (per gentile concessione del Laboratorio Fotografico del Gaslini di Gemova)

Il ricovero in ospedale è sempre un momento molto delicato, ancor più se il degente è un bambino, quindi iniziative come “Vietato Non Sfogliare” rivestono sicuramente un alto valore simbolico come conferma il Dottor Moretti : Il soggiorno in ospedale per un bambino rappresenta spesso un momento di apprensione, di disagio, di paure e per i familiari un momento di ansia e difficoltà. Iniziative come queste all’interno dell’ospedale rappresentano un’occasione di scambio ed incontro, incontro con altri bimbi e famiglie che stanno vivendo un’esperienza di malattia, di difficoltà. In particolare un’iniziativa di questo tipo li può aiutare a raccontare, immaginare costruire storie, storie di altri, la propria storia ed ad esprimere, liberare così sentimenti ed emozioni. Per altri bimbi ricoverati può rappresentare anche una semplice occasione di svago ed intrattenimento. Comunque l’iniziativa ha avuto un grande successo e abbiamo già richieste dalle famiglie e dagli operatori perché possa diventare un appuntamento fisso da replicare”

Alessandra Fiorilli

I RACCONTI DI MILA E PILA-19 Dicembre: Mila e Pila di nuovo insieme-1° Parte

Nel momento stesso in cui l’aereo tocca la terra italica, non riesco proprio a trattenermi, e come gli immigrati che tante volte ho visto sui libri di storia, gridavano, alla vista della Statua della Libertà:

“America, America”, anch’io urlo la mia felicità per quello che sembra essere l’inizio di una nuova vita:

“Italia, Italia, nonna Angela, Signora Mila!!!”.

Mentre grido queste parole, sto scendendo le scalette dell’aereo e tutti si girano incuriositi verso di me e mi guardano in modo strano.

Nessuno di loro può sapere che ho fatto il conto alla rovescia, in attesa che arrivasse questo giorno, dal mese di ottobre e nessuno può nemmeno immaginare la felicità che sento nel cuore al pensiero di riabbracciare mia nonna.

“Ma cosa fai, Ludovica, ti sembra questo il modo di comportarti in pubblico?” mi chiede mio padre, usando un tono che sa di rimprovero.

“Papà sono solo felice, tutto qua!” gli rispondo con una voce troppo alta, ben oltre la norma consentita dai miei genitori.

“Le persone educate sono in grado di mantenere sempre un atteggiamento equilibrato e corretto. Il segreto è di bilanciare la nostra parte emotiva con quella razionale, proprio come si fa nelle reazioni chimiche”.

Stavolta non replico nulla, anche perché sarebbe del tutto inutile: mio padre si è brillantemente laureato in chimica farmaceutica e lavora da tantissimo tempo come ricercatore presso la più importante multinazionale del mondo, il suo lavoro ha influenzato molto, forse troppo, anche il modo di gestire le emozioni.

La nostra conversazione finisce lì, in aeroporto, non parliamo più, né mentre siamo in attesa in fila di salire sul taxi, né nell’auto guidata da un simpaticissimo uomo sulla sessantina che si mette a parlare della sua passione per la cucina, dolci in particolare.

Papà sembra non ascoltarlo proprio e guarda fuori dal finestrino.

Anch’io guardo fuori dal finestrino e alitando, com’è mio solito fare, sul vetro, scrivo sull’alone che si è formato:

“Pila non ha più le sue scarpe, né la sua sciarpa”.

Ma cancello subito quello che ho scritto perché mi accorgo che mio padre sta tentando di leggere quello parole.

“Pila? Ma chi è Pila?” mi chiede papà mentre gira nervosamente la fede con l’altra mano, segno, questo, di stanchezza e di nervosismo.

“Niente papà, Pila è un nome così…tanto per scrivere qualcosa sul vetro…” rispondo io nella speranza che il discorso finisca qui.

“Comunque Ludovica, te lo dico una volta per tutte, smettila di scrivere frasi sui vetri. Ormai sei arrivato a farlo dappertutto, persino sulle vetrine dei prestigiosi negozi al centro di Chicago. Ancora ricordo l’occhiataccia che ti ha lanciato la commessa lo scorso sabato, non ho provato mai una vergogna così grande. Ma che poi si può sapere cosa avevi scritto?” chiede papà.

Non rispondo, lo abbraccio soltanto e anche lui mi abbraccia.

I RACCONTI DI MILA E PILA-Torno dalla nonna!-3° Puntata

A me non importava niente del lago Michigan sul quale poter andar a pattinare, delle strade vestite a festa, io ero solo impaziente di poter abbracciare nuovamente mia nonna Angela.

E così è stato.

Sto preparando la valigia e penso a Pila, vestita con quella sciarpa di papà e con quelle scarpe marroni con la fibbia dorata della mamma.

“Accidenti, senza di esse come faccio a incontrare la signora Mila?”, mi chiedo.

Allora invento una scusa con i miei genitori, in modo da avere da loro quello che mi occorre.

“Mamma, papà vi voglio tanto bene. Però non ci vedremo per due settimane, e così ho pensato di portare con me in Italia un oggetto che appartiene a voi, così, se sentirò la vostra mancanza, vedendolo, potrò sentirvi vicino”.

Mamma e papà si commuovono davanti alla mia richiesta e mi chiedono cosa voglio portare con me in Italia.

“La sciarpa a quadri rossi di papà e le tue scarpe marroni con la fibbia dorata, mamma”.

La mamma aggrotta le sopracciglia e dice:

“ Quelle cose che tu mi stai chiedendo ormai vecchie e fuori moda, le ho date via proprio appena arrivata a Chicago”.

“Date via? Ma come mamma date via? Ed io come faccio eh? E Pila? Chi glielo dice adesso a Pila che non può vestirsi più?”, rispondo un po’ nervosa e un po’ preoccupata.

La mamma non capisce, non può capire, non sapendo dell’esistenza di Mila e Pila.

“Ludovica, si può sapere cosa stai dicendo? Chi è questa Pila, una persona povera alla quale avevi promesso la sciarpa di tuo padre e le mie scarpe?”, chiede mamma.

Per fortuna che in mio aiuto, anche se lui non lo sa, arriva mio padre.

“Ludovica se non ci sbrighiamo, rischiamo di perdere l’aereo”.

Apriti cielo!

 

Non m’importa più della sciarpa o delle scarpe di Pila, voglio solo precipitarmi in aeroporto per tornare, anche se solo per due settimane, da nonna Angela.

Abbraccio mia madre, prendo la valigia e salgo sull’ascensore con papà.

Qualche munito e siamo già al piano terra di questo grattacielo.

La gente è imbacuccata per bene: oggi il termometro segna -11 gradi.

Salgo sul taxi e mi giro dietro: arrivederci Chicago, torno da Mila, sono finalmente arrivate le vacanze natalizie!

 

 

 

I RACCONTI DI MILA E PILA-Torno dalla nonna!-2° Puntata

Solo, che stranamente, non pensai mai di scrivere, come quel pomeriggio di Carnevale:

“Non è giusto”, ma scrivevo sempre:

“Come sta signora Mila tutto bene?”

Quanto mi mancava Mila e quanto mancava non solo a me ma anche a Pila, che si sentiva così triste e sola.

Papà mi aveva promesso, una volta sbarcarti a Chicago, che sarei tornata presto dalla nonna, io speravo di trascorrere con lei le vacanze estive ma, poiché erano solo pochi mesi che stavamo negli Stati Uniti, la mamma pensò bene di farmi andare in uno di quei campus estivi che tante volte avevo visto in TV.

“Devi rafforzare il tuo inglese, Ludovica, le insegnanti non saranno clementi con te il prossimo anno come lo sono state quest’anno. Devi socializzare, a scuola hanno detto che sei stata sempre in disparte e che, invece di fare gruppo, ti mettevi davanti alla finestra e scrivevi qualcosa sul vetro. Ma che modi sono questi?”.

E così non potei vedere nonna Angela, quell’estate, la nostra prima estate trascorsa a Chicago.

Ma a Natale no, a Natale sarei tornata in Italia, tra le braccia di mia nonna, tra le braccia della mia Mila.

Nessun campus, niente di niente, feci il conto alla rovescia sin dal mese di ottobre e oggi…oggi è finalmente il giorno della mia partenza.

Mi accompagna mio padre perché i miei genitori devono assolutamente portare a termine, entro la fine dell’anno, un’importantissima ricerca scientifica.

E così mamma e papà trascorreranno il Natale a Chicago ed io andrò dalla nonna.

“Sicuro che non vuoi rimanere qui, i nostri colleghi hanno detto che per le festività natalizie Chicago regala un’atmosfera magica!”

Mi aveva detto queste parole mia madre, qualche giorno prima della mia partenza per l’Italia, nel tentativo, del tutto vano, di farmi rimanere con loro.

I RACCONTI DI MILA E PILA-Torno dalla nonna!-1° Puntata

Sono trascorsi esattamente undici mesi e quattordici giorni dalla nostra partenza per Chicago.

Con nonna Angela ci siamo sentite spesso per telefono e lei, per starmi il più possibile vicino, ha anche imparato a usare la posta elettronica.

“Ma non è la stessa cosa che stare con te, seduta vicino al nostro camino….”

Chiudeva sempre con queste parole (o qualcosa di simile) le sue mail: anch’io la pensavo allo stesso modo ma non l’ho mai detto alla nonna che, una volta spento il computer, mi veniva da piangere e mi sentivo triste, come quel pomeriggio di qualche anno fa, quando mi misi alla finestra e assistetti alle felici corse delle altre bambine vestite con gli abiti del Carnevale.

Subito dopo aver comunicato con nonna Angela per telefono o dopo aver letto e risposto alle sue mail, io mi avvicinavo alle grandi vetrate del nostro bellissimo appartamento in centro e guardavo fuori.

Ma non c’erano i nostri pini che si piegavano secondo la volontà del forte e anche il camino che avevamo trovato in casa era molto, troppo diverso da quello che c’era nel nostro casolare.

Quello di Chicago era un buco nel muro, non aveva qual gradino fatto di mattoncini, dove potersi sedere.

E poi, poi, quel camino, non l’abbiamo acceso mai, così come la mamma ha solo raramente usato il forno della cucina che non ha mai ospitato una pizza fragrante come quelle che mi preparava nonna Angela.

Ma non sono mai stata dispiaciuta per ciò perché, tanto lo sapevo bene, che quella fiamma del camino non sarebbe stata la stessa di quella che ondeggiava nel camino della nonna.

E allora, in preda alla nostalgia, mi mettevo davanti alla nostra vetrata e ci alitavo sopra.

I RACCONTI DI MILA E PILA-La nascita di Mila e Pila- 5° Parte

E partimmo una mattina con la neve che piegava i rami del secolare abete al lato del casolare.

La nonna non ci accompagnò sino alla nostra macchina ma rimase in cucina e, come quel pomeriggio di febbraio quando fui costretta a rimanere a casa per quella fastidiosissima varicella, anche lei alitando sul vetro della finestra scrisse:

“Non è giusto”.

No, non era giusto separare una nonna e una nipote come noi due, non era giusto allontanare Mila e Pila e mettere tra loro un oceano.

Partimmo ugualmente.

E mentre ero in aereo, mi vennero alla memoria le foto di quegli emigrati costretti a lasciare l’Italia per andare alla ricerca di fortuna in America.

Viaggiavano su bastimenti carichi, erano stanchi del viaggio ma gridavano la loro gioia quando vedevano, da lontano, la Statua della Libertà.

“America, America!”

Sembrava di sentirli, erano tristi, disperati ma poi, diventavano all’improvviso felici per la nuova vita che li aspettava.

Noi tre, mio padre, mia madre ed io, non eravamo partiti per cercare fortuna ma perché qualcuno aveva deciso di offrire un prestigioso incarico ai miei genitori, tra i migliori al mondo nel campo della ricerca farmaceutica.

Ma ero triste anch’io e, contrariamente agli emigrati d’inizio ‘900, non esultai quando sbarcammo negli Stati Uniti.

Dell’arrivo a Chicago mi ricordo il freddo e della prima telefonata alla nonna mi ricordo che le chiesi:

 

“Signora Mila, come sta?”.

E capii dalla risposta della nonna che Mila e Pila sarebbero rimaste per sempre lì, in quel casolare, in attesa di un mio ritorno.

La nonna disse:

“Signora Pila non vedo l’ora di vederla, le devo raccontare tante cose”.

E così, da quel giorno del mio arrivo a Chicago, Mila e Pila, attendevano di potersi incontrare di nuovo, per raccontarsi, attraverso racconti fantastici, il significato profondo della vita e della vera felicità.