La percentuale delle donne italiane in età fertile che soffre di endometriosi è compresa tra il 5 e il 10%. Purtroppo spesso vengono sottovalutati i sintomi tipici di questa patologia, che possono orientare verso una diagnosi precoce: dolore mestruale intenso (dismenorrea), spesso associato ad episodi di vomito e svenimento, rapporti sessuali dolorosi (dispareunia), dolore al retto e durante l’evacuazione.
Il dolore è invalidante: “Molte donne affette da endometriosi sono costrette a pianificare la propria vita in base al ciclo mestruale” , afferma la Dottoressa Francesca Sagnella, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dottore di Ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione Umana la quale, dopo averci parlato, sulle pagine di “EmozionAmici”, di infertilità e di menopausa, ci illustra cosa sia l’endometriosi.
“Innanzitutto partiamo dalla definizione di endometrio : è la mucosa che riveste la superficie interna della cavità uterina e che si rinnova ogni mese con il ciclo mestruale, nel caso non avvenga la fecondazione dell’ovulo. Parliamo di endometriosi quando il tessuto endometriale, che normalmente viene espulso con il mestruo, va a localizzarsi fuori dall’utero. Si formano quindi delle isole di endometrio ectopiche (ossia fuori dal sito fisiologico), prevalentemente nella pelvi e nell’addome, che vanno ad attaccarsi, in maniera piuttosto aggressiva, agli organi e alle sierose (intestino, ovaie, peritoneo); in casi molto rari, è stata descritta addirittura endometriosi sulle pleure e nei polmoni”. Il tessuto endometriale può risalire le tube per via retrograda durante il ciclo mestruale ma, mentre viene naturalmente eliminato dal sistema immunitario nelle donne sane, in quelle affette da endometriosi persiste, attacca la superficie di organi e sierose formando cisti o placche e continua a sanguinare: “Si instaurano, quindi, piccole emorragie nell’addome o laddove si siano formate isole di tessuto endometriale ectopiche, con conseguente infiammazione. Possiamo dire che questo tessuto endometriale ha degli aspetti in comune con le metastasi tumorali, anche se di natura benigna” , dichiara la Dottoressa Sagnella alla quale chiedo quali siano i fattori legati all’insorgere di tale patologia:
“Si tratta di una patologia ad eziologia ancora ignota. Sappiamo che esiste una predisposizione ereditaria sulla quale vanno ad incidere fattori ambientali , come ad esempio alcune sostanze chimiche contenute in alcune plastiche, definite interferenti endocrini, che svolgono azioni simili a quelle degli ormoni.”
L’endometriosi è una patologia che negli ultimi decenni si sta riscontrando più frequentemente: “Oggi le donne hanno più eventi mestruali rispetto al passato perché si fanno meno figli. Inoltre, grazie alla maggior conoscenza di questa patologia, viene anche diagnosticata con maggior frequenza”.
Cosa può fare la donna quando avverte sintomi quali quelli sopra descritti? “Purtroppo sono in molte a sottovalutarli, non a caso tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi, si stima che possano trascorrere anche diversi anni. Nel nostro paese, probabilmente grazie alla maggior diffusione della diagnostica ecografica, la diagnosi è spesso tempestiva. L’ecografia rappresenta, infatti, uno strumento indispensabile nella diagnosi di endometriosi” dichiara la Dottoressa Sagnella, alla quale chiedo quali siano le cure da intraprendere.
“Dato che i sintomi dell’endometriosi sono, come abbiamo già visto, strettamente correlati alla mestruazione, uno dei rimedi è quello di prescrivere alla paziente la pillola contraccettiva in continuo , ovvero senza la settimana di sospensione, in modo da non farla mestruare. Tra le terapie più recenti anche quella della pillola progestinica e, nei casi più gravi, può essere necessario indurre una menopausa farmacologica. Molto spesso, però, diventa indispensabile la terapia chirurgica, specialmente quando le lesioni endometriosiche coinvolgono strutture anatomiche importanti come gli ureteri (con conseguente rischio di danno renale) e l’intestino. Per quanto riguarda le cisti endometriosiche ovariche (endometriomi), l’indicazione alla chirurgia va molto ben ponderata, soprattutto se la paziente desidera avere una gravidanza. L’intervento stesso, infatti, può danneggiare la riserva ovarica della donna attraverso il danno termico che viene esercitato sull’ovaio per rimuovere la cisti. Quando possibile, infatti, si rimanda l’intervento dopo che la donna abbia concepito e partorito”.
E qui si apre un altro capitolo molto delicato: l’endometriosi , infatti, oltre a causare i sintomi invalidanti di cui abbiamo già parlato all’inizio dell’articolo, è anche una delle principali cause di infertilità, specie quando si riscontra un quadro aderenziale che coinvolga le tube e le ovaie:
“ Non è escluso che donne affette da endometriosi possano avere delle gravidanze naturalmente; qualora però ciò non avvenga, può essere di aiuto la medicina della riproduzione , in particolare la fecondazione in vitro. Nel caso in cui le ovaie risultino impoverite e la riserva ovarica insufficiente a causa delle cisti endometriosiche o di ripetuti interventi chirurgici (si tratta infatti di una patologia che tende a recidivare), una possibile soluzione all’infertilità è rappresentata dalla fecondazione in vitro eterologa, ovvero il ricorso a ovuli donati da un’altra donna. La gravidanza, per le donne affette da endometriosi, ha un forte potere terapeutico ”- conferma la Dottoressa Sagnella –”Spesso, infatti, favorisce la riduzione delle lesioni prodotte dall’endometriosi grazie al quadro ormonale gravidico e all’assenza di ciclo mestruale per 9 mesi ed anche oltre (in caso di allattamento prolungato). Attenzione quindi a non sottovalutare i sintomi- raccomanda la Dottoressa Sagnella- e a parlarne subito con il proprio ginecologo di fiducia”
Alessandra Fiorilli