“Nonna, ti ricordi quando, ogni Natale, c’era da mettere la punta sull’albero, io mi offrivo sempre come volontaria ma poi, davanti ai gradini della scala di legno, rinunciavo? Ecco, andare ad abitare a Chicago mi ha almeno fatto passare questa paura, figurati, stiamo al 57° piano: non solo ho dovuto vincere la paura degli ascensori ma anche quella dell’altezza. Quindi, nonna passami il puntale dell’albero di Natale che quest’anno ci penso io”.
Siamo in grande ritardo, è il 22 dicembre e ancora dobbiamo finire di addobbare l’abete che la nonna ha acquistato, come sempre, dal signor Mario.
Sino allo scorso anno, gli addobbi natalizi li facevamo l’8 dicembre, ma adesso che la nonna è sola non se la sente più di a scegliere quello che dovrà mettere sui rami del verdissimo abete.
Ma adesso siamo di nuovo insieme e grande il desiderio di far finta che non è successo nulla, anche se è difficile pensarlo: tra meno di due settimane io dovrò partire di nuovo per Chicago e lei rimarrà di nuovo sola in questo casolare in collina.
Ho un lampo di genio, e comunico a nonna Angela la mia brillante idea.
“Quando dovrò preparare la valigia tu la farai con me” dico con un tono squillante di voce.
“Ma cosa stai dicendo, Ludovica, vuoi davvero che io, alla mia età, mi trasferisca a Chicago, in una nazione così diversa dalla nostra, dove si parla una lingua che non capisco e che non so… non diciamo sciocchezze!”
“ Se tu partissi con me noi due, staremmo sempre insieme. La casa che abbiamo in città ha altre due stanze che la mamma tiene sempre chiuse. Perché non ci pensi un po’ sù?” le chiedo con un velo di tristezza.
“Non c’è nulla su cui riflettere, io non me la sento di lasciare questo casolare” risponde con tono fermo la nonna.
“Il casolare no e me sì, allora è più importante questa casa che me?” dico quasi piangendo.
“Ludovica, tu sei ancora una bambina ma quando diventerai anziana, come lo sono io, capirai che a una certa età, tutto fa parte di te, e sarebbe troppo doloroso separarsene. Noi due possiamo sentirci, scriverci, ma una volta che io sprangassi questo casolare, come potrei stare senza il mio camino, le mie tendine di pizzo sangallo, la mia scala in legno?” risponde con infinita dolcezza la nonna mentre mi accarezza i capelli.
Io l’abbraccio forte forte, come quando tornavo da scuola, come quando sono tornata qui qualche giorno fa.