Ormai siamo abituati ad usare le nostre mani solo per svolgere attività tecnologiche e meccaniche: componiamo messaggi con il cellulare, inviamo e-mail, mettiamo like sui social, cambiamo le marce in auto, digitiamo il pin della nostra carta di credito.
La maggior parte di noi, purtroppo, ha perso di vista le vere potenzialità di uno dei nostri cinque sensi: il tatto.
Vi ricordate quando da piccoli vi divertivate a costruire castelli con la sabbia, a formare pupazzetti con il pongo, a sporcarvi le mani con la farina per aiutare vostra nonna o vostra madre a preparare un dolce, a colorarvi le mani con le vernici per poi lasciare la vostra impronta su un cartellone a scuola?
Fin da piccoli il tatto è il senso per eccellenza, che consente al bambino di conoscere e di interagire con il mondo, di scoprire nuove forme ed oggetti, di sperimentare nuove sensazioni.
Le attività manuali che facevamo da bambini erano divertenti, educative e gratificanti: si riusciva a portare a termine un obiettivo quasi dal nulla: dei piccoli granelli di sabbia, uniti all’acqua e grazie ad un secchiello, si trasformavano in un castello da fiaba; da un pezzo informe di pongo prendeva vita il nostro personaggio dei fumetti o il nostro eroe preferito; da piccoli sassi formavamo una buffa famiglia disegnando su di essi gli occhi, il naso e la bocca. Non era tanto importante il risultato in sé, quanto l’essersi divertiti e aver liberato la propria creatività.
Oggetti in legno valdostani (foto di Lorenza Fiorilli)
Da adulti, invece, tendiamo a dimenticare le sensazioni che provavamo mentre usavamo le nostre mani; invece, è essenziale riscoprire quelle emozioni e dare di nuovo importanza al senso del tatto.
Ovviamente, chi svolge come proprio lavoro un mestiere manuale riesce ancora a sperimentare una grande gratificazione; pensate al falegname, al ceramista, al vetraio, al panettiere, all’orafo, al sarto, al pasticciere, al cuoco, quando vede terminato il proprio manufatto, la propria torta, il proprio gioiello: loro seguono tutte la fasi del processo, dall’ideazione fino a quella conclusiva, e in ognuna di queste fasi, l’artigiano mette la propria passione e una parte di sé.
Le ceramiche dei maestri di Vietri sul mare (foto di Lorenza Fiorilli)
Ma anche chi svolge un mestiere diverso da quelli sopra citati può cimentarsi, nel proprio tempo libero, in un’attività manuale; si può cucire, dipingere, colorare, lavorare a maglia, preparare una torta o una pizza, fare bricolage, curare un piccolo orto, realizzare un piccolo bijoux. L’importante è usare le mani, sentire tutte le sensazioni che il nostro tatto ci trasmette, e occuparci, anche per poche decine di minuti, solamente a quello che stiamo facendo: staccate il cellulare, spegnete il televisore, evitate di distrarvi. Concentratevi solamente sul “qui ed ora”. La vita ci ha portato ad occuparci contemporaneamente di più attività che non siamo quasi più abituati a dedicare tutto il nostro tempo ad una sola.
Un’ antica macchina da cucire (foto di Lorenza Fiorilli)
Le attività manuali sono una risorsa per il nostro spirito, un toccasana per il nostro benessere fisico e mentale ed è stato dimostrato che il cervello ottiene da esse diversi benefici: migliorano l’umore perché vengono secrete endorfine e serotonina (i cosiddetti ormoni del benessere) e si riduce la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress); creano nuove connessioni tra i neuroni contrastando il deterioramento cognitivo, stimolano la creatività; migliorano l’umore; rafforzano l’autostima; rilassano e allontanano preoccupazioni e stress.
Beh, credo proprio che non serva qualche altro buon motivo per andare ad impastare una pizza o a incominciare a fare una sciarpa all’uncinetto!
Dottoressa Lorenza Fiorilli