Intervistare Maurizio Marinella, erede e titolare dell’omonima ditta napoletana nota in tutto il mondo per le sue cravatte, è stato per me un onore e un momento di grande arricchimento, perché non è poi così scontato trovare un GRANDE uomo dietro ad un GRANDE nome che ha fatto la storia di Napoli e dell’Italia, per arrivare in tutto il mondo, MOMA di New York compreso.
Maurizio racconta la storia della sua famiglia: “Nonno Eugenio nel 1914 decise di andare in Inghilterra, patria dell’eleganza maschile, come la Francia lo era per quella femminile. E dal Regno Unito cominciò ad importare grandi marche ma, accanto a queste, affiancò anche una bottega artigianale dalla quale nacque la prima cravatta Marinella, simbolo della maestria artigiana. In questa nostra avventura fummo fortunati perché avevamo grandi tagliatrici e grandi stiratrici. Non dimentichiamo che a quel tempo le camicie, con i loro colli e polsini inamidati, dovevano essere stirate quasi da bagnate per evitare l’irrigidimento del tessuto”.
La famiglia Marinella, che ha attraversato più di un secolo di storia, usa ancora solo sete inglesi: “Sete a 36 once, quindi particolarmente consistenti, sete stampate in Inghilterra a Mansfield, vicino Manchester, e della cui stamperia la mia famiglia ha poi acquistato una quota. La stampa viene realizzata a mano, non in digitale, in modo da offrire colori caldi e riposanti”, dichiara Maurizio Marinella al quale chiedo come nasca la loro famosissima cravatta Marinella: “E’ realizzata a mano su misura, e questo ci ha permesso di crearne di diverse: da quella per Magic Johnson per il quale abbiamo usato la quantità di seta che occorre per tre cravatte, a quella per Kohl e per Eltsin per il quale ne abbiamo realizzata una di 35 cm, vista la sua altezza”.
Campioni dello sport, uomini politici, “Sarkozy, Chirac, Gorbaciov, Carlo d’Inghilterra, per il quale sua moglie Camilla, due anni fa, è venuta personalmente a sceglie cravatte per lui”, ma anche “Tutti i Presidenti degli Stati Uniti d’America, da Kennedy in poi e tutti i Capi di Stato italiani hanno indossato una cravatta Marinella” e il successo e il riconoscimento mondiale avrebbe inorgoglito nonno Eugenio, il quale affermava: “La vera moda è l’accessorio, non l’abito”.
Da un secolo l’ambita cravatta Marinella segue le stessi fasi: “Il taglio e la preparazione, che può essere semplice, sfoderata a cinque o a sette pieghe, così da venire incontro alle diverse esigenze del cliente”.
E il cliente è importante per i Marinella, come svela Maurizio: “La nostra maggiore soddisfazione è di esaudire le sue richieste, a noi piace accoglierlo, coccolarlo, perché dopo aver indossato una nostra cravatta si deve star bene, la si deve riconoscere: ed è per questo che ogni cravatta nasce da esigenze ben precise”.
Questa “filosofia” è alla base di una scelta, quasi controcorrente ai tempi di oggi: di non vendere online i propri prodotti: “Siamo felicemente poco tecnologici– dichiara Maurizio, il quale aggiunge– non ci entusiasma che si possa premere un pulsantino, fare un click e poi attendere che la cravatta arrivi a casa… noi ci dobbiamo emozionare…”.
E Maurizio si emoziona, si emoziona quando, puntuale, senza nemmeno un minuto di ritardo, va ad aprire il suo negozio sulla Riviera di Chiaia a Napoli :“Alle 6.30 del mattino, tutti i giorni, Qualcuno mi dice “ma che to fà fa” (ma chi te lo fa fare n.d.r.) …invece a “farmelo fare” è quella correttezza per il cliente che da 105 anni ci trova sempre pronto ad accoglierlo, sin dalle prime luci del mattino, offrendogli, magari, anche un buon caffè e una sfogliatella napoletana”.
L’aspetto che più mi colpisce, parlando con Maurizio Marinella, è questo suo legame viscerale, unico, che ha proprio con la sua città, non è un caso come, nonostante abbia punti vendita a anche a Roma, a Milano e persino a Tokio, quella bottega artigianale di appena 20 metri quadri: “Che così è rimasta e non può essere in alcun modo ingrandita perché siamo sotto la tutela dei Beni Culturali, rappresenta mio nonno, mio padre, due guerre mondiali, i sacrifici, la fame, il dolore di quando Napoli ha trasmesso immagini di quella spazzatura che hanno azzerato turismo e commercio”.
Napoli è dove tutto ha avuto inizio, Napoli sono gli affetti, è il cuore che batte dalla gioia, ogni mattino, “Napoli è quell’esplosione di emozioni che non provo in altri posti, nonostante siano stati realizzati a immagine e somiglianza della bottega sulla Riviera di Chiaia”
M’incanto nel sentire parlare Maurizio, il quale mi conferma quello che si avverte in ogni sua singola parola: “In un secolo non è cambiato nulla, l’emozione e l’entusiasmo sono sempre gli stessi, a cambiare, invece, sono state le persone: ora sanno meno quello che vogliono, perché si ci affida, purtroppo e sempre più spesso, ad altri, anche se poi non hanno le competenze giuste per esprimere un parere. E poi, in determinate occasioni, l’eleganza è d’obbligo: non si può andare al Teatro “San Carlo” con il jeans strappato…”
E così Maurizio presenta al suo cliente la cravatta, anche se: “Non deve esserci la vendita a tutti i costi…dico sempre che non sono un commerciante nel senso stretto della parola, perché, se non sono convinto io, se a me non piace, se non mi emoziono, non riesco a consigliare, e questo perché vivo di passione”.
La stessa passione che fa del negozio Marinella uno scrigno prezioso di alto artigianato e sartoria che produce ogni giorno, in media 150 cravatte, le quali riportano sulla cimosa “EXPRESSED PRINTED FOR MARINELLA”.
E nonostante Marinella non sia solo cravatte, “Ma anche sciarpe, foulard, maglioni, gemelli, pullover, cinture, pelletteria”, come dichiara Maurizio, è per questo accessorio che sono arrivati, due anni fa, fino al MOMA di New York: “Un’emozione incredibile– ci racconta Maurizio- Siamo stati scelti, unica azienda italiana, a rappresentare, con la nostra cravatta, i 100 oggetti di moda maggiormente rappresentativi degli ultimi 100 anni. Un grandissimo orgoglio”.
Un successo mondiale, dunque, “Indubbiamente una grande emozione, ma mai come quella di far parlare di una bella Napoli. Ricordo che, quando mio nonno morì, mio padre mi disse che avremmo dovuto far capire come le cose si sarebbero potute fare bene partendo da Napoli, ma soprattutto restando a Napoli”.
E così è stato, perché i Marinella hanno portato il nome della loro città in tutto il mondo, anche se il loro mondo è sempre Napoli, in particolare Piazza Vittoria: “Quando mi chiedono se sono nato a Napoli, io rispondo che sono nato a Piazza Vittoria. Da qui è partito tutto e da qui mi piacerebbe che partisse un messaggio di positività. Sentiamo sempre più spesso, purtroppo, parlare alla tv di crisi, di difficoltà, di un Sud massacrato e senza lavoro, di ragazzi intristiti e demoralizzati…invece io voglio trasmettere positività, ci tengo a dire che l’ impegno non è una croce, ma un investimento sulla persona. Una voce di speranza: anche a Napoli si può fare”.
Terminata l’ intervista, ho gli occhi umidi dall’emozione perché Maurizio Marinella non è solo un imprenditore di successo, ma è un uomo di cuore, di slanci vitali, è il simbolo di una bella Italia, di una bella Napoli, tutta cuore, passione, entusiasmo, emozioni, amore per le proprie radici e per le tradizioni di una famiglia volitiva, che ha fatto dell’impegno quotidiano il suo biglietto da visita esportato in tutto il mondo.
Alessandra Fiorilli